Madonna annunciata/ angelo annunciante

gruppo scultoreo, 1400 - 1410

Le due sculture sono di legno non dipinto, ciascuna sul suo basamento. L'angelo benedice con la mano destra, con l'indice e il medio vicini, e con la sinistra regge un rotolo chiuso, oppure un frammento di un oggetto, forse un supporto per sostenere il gambo di un fiore. Il manto poggia sulla spalla e il braccio di sinistra e ricade in anse rigide e ferme a sinistra e in pieghe a cannula dall'altro lato; sulla veste sono disposte due fasce ad incrocio. I riccioli dei capelli sono intagliati ad uno ad uno, come chiocciole, e formano come una corona intorno al capo. La Vergine indossa solo un semplice abito lungo e stretto in vita le mani, la destra rivolta verso il petto e la sinistra poco più in basso, si muovono in un gioco d'eloquenza; le pieghe della veste, piuttosto profondamente scanalate, terminano in anse rigide e triangolari nel bordo inferiore della veste. Ha i capelli raccolti dietro la nuca in una lunga coda ondulata, e ha un punto di vista privilegiato dal davanti, dove risulta il prezioso inarcamento della sua figura verso l'Angelo

  • OGGETTO gruppo scultoreo
  • MATERIA E TECNICA legno di noce/ scultura
  • ATTRIBUZIONI Domenico Di Niccolò Detto Domenico Dei Cori (attribuito): ESECUZIONE
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Villa Case Grandi
  • INDIRIZZO Via Firenze, 248, Faenza (RA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'Annunciazione è stata resa nota da Ragghianti (1960) e assimilata ad altre due opere: l'Annunciata di Parigi, Museo Jacquemart-André e l'Angelo a Boston, collezione Gardner, inserita dal Carli nel catalogo di Domenico dei Cori giovane (1951). Ragghianti poi assimila l'Annunciata di Parigi con l'Annunciata di Detroit, Institute of Arts mentre per l'Angelo annunciante di Parigi, Museo Jacquemart-André, che verrà poi attribuito a Domenico dei Cori da Del Bravo, sospende il giudizio. Ragghianti, per il gruppo, cui aggiunge nel 1960 la nostra Annunciazione, rifiuta l'attribuzione a Domenico di Niccolò dei Cori (1363-1453 ca.) avanzata dal Carli, preferendo optare per la dizione del Maestro senese del XV secolo. Del Bravo propone per la nostra Annunciazione una datazione verso il quarto decennio del Quattrocento, in parallelo agli esiti del Valdambrino maturo da un lato e dall'altro - per il carattere assorto dei volti - a riscontro del classicismo espresso a Siena da Ghiberti nelle arche dei Tre Martiri e di San Zanobi. Tale proposta cronologica poco s'attaglia allo stile delle opere degli anni trenta-quaranta di Domenico di Niccolò, che s'allinea in modo personalissimo e coerente al periodo di riaccensione gotica di quegli anni. Al momento finale di Domenico di Niccolò in fatti appartiene l'Annunciazione Contini Bonacossi, seguita cronologicamenbte dal Salvatore di Vico Alto (1442 dat.), entrambi attribuiti al Vecchietta fino a Previtali, che delineando un nuovo percorso per Domenico, spostò le due sculture nel suo catalogo (Previtali, 1980). La ricostruzione cronologica di Carli (1951) viene ancora sostanzialmente ripresa nel catalogo di Jacopo della Quercia (1975), dove si confermano a Domenico di Niccolò l'Annunciazione Boston-Parigi insieme a quella di Montalcino e le date alte. Per la prima s'accetta la data 1383-85, corrispondente all'esordio dell'artista ancora nell'orbita "pisano-senese", la seconda invece apparterrebbe alla fine del XIV secolo, vicina all'Annunciazione di Benabbio di Piero d'Angelo, datata al 1394. Non viene quindi più nominata l'Annunciazione di collezione privata, nè l'Annunciata di Detroit, scultura quest'ultima che Del Bravo collocava già tra le opere di bottega di Domenico di Niccolò (Del Bravo, 1970, tavv. 50,51). Nel catalogo sulla scultura senese del 1987 l'intero gruppo è espunto dalla biografia di Domenico di Niccolò dei Cori. L'Annunciazione di collezione privata si collega col gruppo enucleato dal Ragghianti, ma non riesce a trovare una collocazione coerente all'interno del corpus di Domenico, i cui esordi - tra il San Paolo di Monteriggioni della fine del Trecento e la Madonna col Bambino d'Istia d'Ombrone dell'inizio del Quattrocento - sono diversi dal gruppo in questione; le pieghe morbide e fluenti dei panneggi di queste opere di Domenico s'iscrivono in una struttura stereometrica sicura e forte, lontana dalla fragilità d'impostazione dell'Annunicazione di collezione privata. Ivi l'Annunciata si curva umanissima, ma incerta al richiamo dell'Angelo, rigido invece e ricoperto da un affastellarsi di pieghe, che le esprime lontane appunto sia dalle pime opere note di Domenico, sia dai Dolenti della metà del secondo decennio, in cui quell'umanità è sottolineata da da un'alta espressività. Le sculture, l'Annunciazione Boston-Parigi e quella di collezione privata soprattutto, rimangono in effetti collegate da medesimi caratteri stilistici quali l'andamento delle pieghe, laddove raccolte scendono copiose a cannula oppure terminano in triangoli nei bordi delle vesti appoggiati al terreno; tutte le sculture hanno mani grandi e dita lunghe ed affusolate, ma piuttosto rigide; i visi sono ovali con menti pronunciati (e non sfuggenti come in Domenico di Nicolò) e a rondella. Se l'Annunciazione Boston-Parigi è collocabile ancora nel Trecento, seppure allo scadere del secolo, visto il paragone che sposterei a questa con l'Annunciazione di Piero d'Angelo di Benabbio, è probabile che quella di collezione privata sia successiva, poiché mostra, oltre a questa più antica matrice, un arricchimento in senso più antichizzante (soprattutto nel manto dell'angelo) e naturalistico nella figura della Vergine, nel viso sorridente e umano o nell'abbozzo del petto, mentre non vi sono sentori di novità in senso gotico, giunte senz'altro a Siena ormai con i lavori per il Fonte Battesimale dal 1416. Aggiungerei, seppure l'autore della nostra è il medesimo dell'Annunciazione Boston-Parigi, che v'è un fare piuttosto secco ed angoloso, come nei riccioli intagliati dell'angelo, che mostrano un maestro che doveva avere dimestichezza con l'intarsio in legno o anche a bulino proprio dell'orefice. La somiglianza con Domenico di Niccolò, che ha fatto attribuire a questo autore l'opera di collezione privata e l'intero gruppo citato, è spiegabile con la figura di un autore operante negli stessi anni di Domenico, che ha cercato di trarre ispirazione dall'autore più noto
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800036542
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 2001
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2020
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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