Bosco delle Lame (luogo con tracce di frequentazione stazione preistorica)

Borzonasca,

L’area conosciuta nella letteratura archeologica come Bosco delle Lame si estende tra i comuni di Borzonasca e Rezzoaglio, localizzata su un crinale tra il Monte degli Abeti e il Pian delle Moglie. al limite meridionale del Parco Demaniale delle Lame. Sono stati qui riconosciuti due siti di superficie, definiti dallo scopritore O. Baffico con le sigle SBL e SBL2 e caratterizzati entrambi dalla presenza di industria litica preistorica, seppur in quantità molto diseguale. Il primo sito (SBL), caratterizzato dalla presenza di abbondantissima industria litica dispersa su un’area di poco meno di 1 kmq a quote comprese tra 1280 e 1310 m slm, è attribuibile alla fase più recente del Mesolitico (Castelnoviano – VIII-VII millennio BP). Il sito mesolitico di Bosco delle Lame - SBL costituisce il più ricco complesso ad oggi conosciuto in Liguria per la fase recente del Mesolitico; sono stati qui recuperati oltre diecimila manufatti, rappresentati principalmente da nuclei e prodotti della scheggiatura, a cui si aggiungono più rari strumenti (grattatoi, troncature, punte a dorso e armature geometriche di forma trapezoidale). L’analisi delle sequenze di produzione attesta come nel sito siano documentate tutte le fasi della scheggiatura, dalla sbozzatura e messa in forma dei nuclei fino ai prodotti finiti e indica come questi manufatti fossero prodotti in loco con materie prime, in ampia maggioranza radiolariti e selci, la cui provenienza è compatibile con affioramenti relativamente prossimi al sito. Le attività qui svolte dai gruppi di cacciatori-raccoglitori mesolitici sono riferibili ad attività di produzione dei manufatti litici e ad attività di sussistenza documentate dalla presenza di grattatoi e troncature funzionali alla trasformazione delle risorse animali (macellazione, trattamento delle pelli) e vegetali. L’elevata densità di manufatti rinvenuti in un’area così circoscritta, considerata anche l’altitudine del sito, suggerisce che esso sia stato sede di ripetute frequentazioni durante i mesi più caldi dell’anno, nel quadro di una modalità di occupazione del territorio verosimilmente organizzata su base stagionale e articolata entro un areale di acquisizione delle risorse relativamente poco esteso, coincidente con la fascia appenninica e le sue immediate prossimità

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