Via Milano (edificio)

Albenga, età romana imperiale

Nel corso della costruzione di un edificio appartenente al nuovo polo scolastico educativo della Diocesi di Albenga-Imperia nel novembre 2010 venivano individuati, in via Milano, in un settore al momento non edificato e destinato a parcheggi interrati, resti di strutture murarie in associazione con un’area di frammenti fittili e materiale da costruzione di età romana. L’evidenza archeologica portava a concordare un programma di indagini preventive concretizzate in uno scavo archeologico stratigrafico della durata di oltre 12 mesi. Lo scavo ha individuato i resti di una struttura la cui superficie era pari a ca. 150 mq suddivisa, nella fase più tarda visibile, in cinque vani due dei quali presentavano a livello del sottopavimento una situazione di bonifica realizzata con anfore inserite sia verticalmente sia orizzontalmente. La bonifica, realizzata evidentemente per risanare l’edificio dalla risalita dell’acqua di falda, particolarmente insistente in questo settore di Albingaunum, era strutturata con anfore di produzione centro italica, gallica e ispanica databili tra lo scorcio del I sec. a.C. e il pieno I secolo che attestano l’attività commerciale e i consumi alimentari dell’insediamento nella prima età imperiale. L’edificio, parzialmente impostato su un impianto precedente di cui si sono identificati labili tracce, si apriva su di uno spazio aperto lastricato – una corte o forse il margine di una strada - con un porticato, parte del quale viene trasformato nelle successive modifiche in area interna. I resti di una struttura esterna interpretabile come scala lasciano ipotizzare un secondo piano. In uno dei vani si conservava un brano di intonaco parietale con motivi geometrici lineari in nero su fondo bianco. L’abbondante materiale ceramico numismatico e metallico, indirizzano ad una datazione entro il III secolo; in particolare le numerose monete consentono di ipotizzare un abbandono dell’area nella seconda metà del III secolo forse per cause legate all’aggravarsi della situazione idrogeologica, come evidenziano le tracce assegnabili a tentativi di bonifica mediante pozzi e opere di drenaggio scavati esternamente al complesso. L’edificio portato in luce per l’abbondanza di anforacei e di ceramiche da mensa, la relativa quantità di monete, l’assenza di decorazione parietale e pavimentale – rarissime le tessere musive - fa propendere per un edificio a carattere pubblico o piuttosto commerciale, in cui venivano stoccati e somministrati cibi e bevande

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