Organetto meccanico (bene complesso/ insieme)

XX ultimo quarto

Organetto meccanico con funzionamento manuale dotato di un carretto per il suo trasporto. Lo strumento presenta una facciata con grande apertura da cui si vede il prospetto delle canne. La facciata è dipinta di colore bianco con decorazioni a bassorilievo che richiamano volute di colore oro, rosso e verde. Al centro, nella parte alta, si notano due inziali dorate “C” e “P”. Su entrambi i fianchi è collocata una mensolina ripieghevole per appoggiare il nastro perforato che scorre man mano. La parte superiore dello strumento ospita la consolle, o lettore, di nastri perforati nascosto alla vista dalla facciata (o mostra) dell’organetto. Sul retro, dipinto di bianco con delle volute in colore verde e oro, vi è un’apertura che lascia intravedere il mantice. Presente, sempre sul retro, la manovella per il funzionamento. Il carretto in legno è impreziosito con alcune decorazioni a intarsio su tutti i lati e ha un cassetto per riporre i nastri perforati. Lo strumento ha in dotazione diciotto nastri di carta perforata

  • OGGETTO Organetto meccanico
  • CLASSIFICAZIONE STRUMENTI E ACCESSORI/ MUSICALI
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Storico della Giostra e dello Spettacolo Popolare
  • INDIRIZZO piazza Giacomo Matteotti, 85, Bergantino (RO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’organo da fiera, insieme al suo compagno più piccolo, sono stati a tutti gli effetti due dei protagonisti delle fiere e dei parchi di divertimento dalla metà dell’Ottocento alla prima metà del Novecento circa. L’organetto poi ha svolto un ruolo cardine nella diffusione, conoscenza e fruizione della musica in Italia e all’estero proprio perché è stato, per molto tempo, lo strumento di lavoro di persone che, per sfuggire ad avverse condizioni economiche o per integrare il bilancio familiare, si dedicavano all’attività di suonatori girovaghi. La storia dello strumento musicale chiamato organo a canne è molto antica. In estrema sintesi, le fonti storiche ne attestano la nascita nel III° secolo a.C. ad Alessandria. Anche Vitruvio descrive strumenti musicali con un sistema di alimentazione idraulica. Questo funzionamento ad acqua verrà poi nel tempo sostituito da mantici che producono aria. L’ingresso di questo tipo di strumenti nelle chiese è invece riconducibile all’ottavo secolo quando Pipino il Breve collocò un organo, ricevuto in dono dall’Imperatore di Bisanzio, in una chiesa e da allora il legame con le liturgie e la musica sacra fu indissolubile. Un’evoluzione continua del funzionamento dello strumento, attraverso nuovi apporti e migliorie, portò all’introduzione della pedaliera, della tastiera, di registri distinti, etc... Ripercorrendo alcune tappe fondamentali del suo sviluppo le fonti scritte sottolineano che, verso la fine del 1400, è stato inventato il cosiddetto cilindro chiodato per gli strumenti musicali. L’uso di questo dispositivo, alcune volte chiamato “spinato”, vide un exploit di utilizzi durante il periodo dell’Illuminismo, periodo in cui era applicato ad orologi, strumenti musicali, carillon, etc... Molte fonti attribuiscono al modenese Giovanni Barbieri, nel XVIII secolo, l’invenzione di un piccolo organo a cilindro portatile. Alcune fonti riportano inoltre che nell’animo di Barbieri vi era proprio l’idea di creare uno strumento facilmente trasportabile. Forse proprio per il nome del suo inventore, è noto in alcune regioni italiane e anche all’estero come organo o organetto di Barberia. Sembra che ebbe molto successo alla corte francese e che questo contribuì alla sua diffusione con il nome “orgue de Barberì” e in Italia “organo di Barberia”. Sull’origine del nome “Barberia” però le fonti ancora oggi non sono univoche. La perdita di interesse delle classi egemoni portò alla circolazione della pratica (prima solo colta) verso una fruizione più popolare dello strumento da parte delle classi subalterne, adattandola alle proprie esigenze, grazie ai suonatori girovaghi. Questi strumenti divennero velocemente molto conosciuti tanto da venire identificati con nomi diversi, a seconda dell’area geografica: “pianino”, “organetto di Barberia”, “pianola”, “viola”, etc… Anselmo Gavioli, figlio del famoso organaro Ludovico, nel 1892, introdusse nell’organo da fiera la sostituzione del cilindro chiodato con il nastro perforato per la lettura della musica. Questa invenzione era nata già nel 1840 quando Claude Félix Seytre adattò l’invenzione di Jacquard per la produzione di tessuti con un telaio a schede perforate, a uno strumento di musica automatica, sostituendo il rullo chiodato usato fino ad allora con un cartone o nastro perforato. I fori nella carta, a seconda della posizione e della lunghezza, davano il valore e l’altezza della nota, e permettendo così allo strumento di ottenere sonorità molto ampie. Questo metodo fu poi applicato anche agli organetti; quindi potevano esserci strumenti portatili con il cilindro o strumenti con un lettore di nastri perforati. Le pianole, gli organetti e i piani a cilindro, trasportati da suonatori ambulanti a tracolla, a spalla, o su un carro spinti a mano o con l’ausilio della forza animale, diventarono lo strumento predestinato a diffondere per le vie, strade, cortili e piazze le melodie più in voga all’epoca chiedendo in cambio una moneta. Non si trovavano solo in città, viaggiavano anche per le campagne e i paesi, dove il loro arrivo era considerato una felice sorpresa e un’occasione per improvvisare una festa, socializzare e concedersi un po’ di distrazione dal faticoso lavoro nei campi. La musica meccanica itinerante diventava anche uno spettacolo nello spettacolo nei contesti di fiera, sagre e parchi divertimento. Non era raro trovare questi strumenti vicino o nelle giostre, fuori i padiglioni, usati per creare l’atmosfera durante un film muto o uno spettacolo di teatro di figura (ad esempio le marionette o i Pupi), o intenti a rallegrare il pubblico a fianco di un venditore di croccante o frittelle. Le fonti storiche riportano che negli anni Trenta la pratica iniziò ad entrare in crisi. Sul mercato infatti era iniziata da un po’ di tempo la concorrenza da parte di altre modalità di produzione e di fruizione della musica che però, in quel preciso periodo storico, presero presto il sopravvento: il grammofono e la radio
  • TIPOLOGIA SCHEDA Beni demoetnoantropologici materiali
  • FUNZIONE E MODALITÀ D'USO L’organetto aveva la funzione di produrre musica in un ambiente all’aperto come piazze, vie, cortili, sagre, fiere, parchi di divertimento
    L’organetto veniva azionato da una manovella mossa a mano. Quest’ultima attivava un mantice che trasmetteva l’aria al somiere. Il somiere, elemento dell’organo, distribuiva l’aria alle canne per mezzo di un meccanismo di valvole con molle di chiusura e apertura. Contemporaneamente, la ruota imprimeva il moto al nastro perforato, preventivamente posizionato da un operatore sul lettore (detta anche consolle). Il nastro scorreva e il lettore, leggendo la posizione dei vari fori predisposti, agiva sulle valvole determinando l’apertura o la chiusura dell’emissione dell’aria dal somiere alle diverse canne
  • AUTORE DELLA FOTOGRAFIA Cottica, Claudia
    Cottica. Claudia
    Claudia Cottica
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500724902
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Bergantino
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'