Monteortone, Scavo Stadio (luogo ad uso pubblico)

Abano Terme, post 0 - ante 100 d.C

DESO – Descrizione In occasione dello scavo di un drenaggio perimetrale presso lo stadio di Monteortone, vennero alla luce nel 1996 tracce di strutture edilizie di epoca romana. Un immediato sopralluogo della Soprintendenza rinvenne lo spigolo di un muro in laterizi ancora in posto e diversi mattoni romani nella terra di risulta dello scavo. Un piccolo saggio di accertamento rivelava l'importanza delle strutture sepolte e si predisponeva così un programma di interventi che ha portato (tra il mese di settembre 1996 e il mese di gennaio 1998) all'indagine di una vasta porzione dell'area. Dalle trincee di drenaggio risultò subito che la zona di maggior interesse era quella del settore nord-occidentale del campo dove era evidente una concentrazione anche superficiale di blocchi di trachite. Dopo un primo intervento in open area (per complessivi 350 mq) denominato Saggio 1 fu effettuata una indagine al GPR che permise di meglio pianificare gli interventi successivi, che si incentrarono su ulteriori 6 saggi (Saggio 2, Saggio 3, Saggio 4, Saggio ENEL, Saggio Pista Salto in Lungo e area Ovest). Considerati nel complesso, i risultati delle operazioni di verifica archeologica hanno portato ad identificare in tutta l'area nord-occidentale dello stadio e nelle adiacenti aree occupate dal parcheggio e da una zona residenziale di recente costruzione una fitta maglia di strutture murarie e di sottopreparazioni di età romana che si estendevano per almeno 5000 mq. Le indagini hanno altresì documentato che tale complesso non doveva proseguire verso sud-est, ma, verosimilmente, occupare l'area fin verso le pendici del Monte Ortone. Lo scarso interro delle strutture individuate non ha permesso di rinvenire una situazione di agevole lettura: queste risultavano infatti rasate al primo corso di fondazione e mancavano i piani d'uso ed i materiali ceramici che solitamente contraddistinguono questi ultimi. Le strutture individuate presentano una notevole disparità di quota assoluta, indizio che la morfologia del terreno al momento della costruzione non era affatto pianeggiante. Il grande edificio individuato fu quindi costruito grazie a notevoli riporti di terreno, riconosciuti nella porzione più meridionale del complesso. L'aspetto dell'edificio doveva quindi essere caratterizzato da volumetrie distribuite su più livelli. Considerata nel complesso, l'occupazione dell'area risulta articolabile in tre fasi databili tra la romanizzazione ed il I sec d.C., anche se nei livelli di bonifica preimpianto sono state trovate tracce di debitage litico. Fase I: è la fase che precede la costruzione dell'edificio e si data alla romanizzazione, con strutture negative come canalette e fosse forse appartenenti a strutture dei captazione idrica e, almeno in un caso, alla decantazione delle concrezioni calcaree per la produzione di calce. Fase II: è la fase di predisposizione (Fase II A) e costruzione (Fase II B e II C) del complesso architettonico. Dopo un livellamento areale ottenuto mediante abrasioni delle aree più elevate e apporti selezionati in quelle più depresse, viene edificato il complesso monumentale caratterizzato da muri realizzati in blocchi irregolari di trachite euganea grigia senza legante, con occasionalmente frammenti laterizi, di due diverse classi dimensionali (muri portanti larghi 80 cm ca. e muri secondari larghi 60 cm ca.). I muri sono tutti orientati in senso nord-sud o est-ovest. Lungo il lato meridionale del complesso si identificano due vasti ambienti apparentemente identici per dimensioni, mentre un terzo ambiente di grandi dimensioni era presente sul lato orientale. La fronte orientale dell'edificio doveva essere preceduta da un portico di cui si vedono alcune basi di pilastro e dal quale provengono diversi elementi di colonna in cotto in giacitura secondaria. Il nucleo centrale del complesso architettonico era caratterizzato da vani di più ridotte dimensioni. Le pesanti rasature e spoliazioni dovute alla costruzione di infrastrutture moderne non permette una facile interpretazione funzionale del complesso, mancando, come già detto, i piani d'uso degli ambienti. L'ipotesi degli scavatori è che si possa trattare di un complesso santuariale extraurbano (a questo riguardo si citano diversi contenitori fittili interpretati come depositi di fondazione ed una inumazione di un neonato) nei pressi della vicina fonte termale. Ulteriore prova sarebbe il diverso orientamento delle murature rispetto alla suddivisione agraria nota per la zona. Fase III: è la fase corrispondente alle azioni di distruzione, spoliazione e abbandono del complesso edilizio

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