Colle Bortolone, CAV, III, F. 64, 204.12.1-204.12.2 (sito pluristratificato)

Montegrotto Terme, post 100 d.C - ante 200 d.C

DESO – Descrizione Sulla sommità del colle Bortolone, purtroppo spianato nella seconda metà del '900 per la costruzione di uno stabilimento termale, sorgeva un imponente complesso architettonico scavato nel '700 e attualmente noto solamente da una tavola del Mandruzzato e da un rilievo anonimo datato al 1780. La tavola del Mandruzzato mette l'edificio del colle Bartolone in relazione spaziale con i monumenti di viale della Stazione/via Scavi e permette quindi di poterlo collocare con buona certezza sulla sommità del colle. L'edificio appare non completamente scavato e si notano muri che proseguono in direzione sia est che ovest, probabilmente uscendo dall'area dello scavo settecentesco del Marchese Giovanni Antonio Dondi dell'Orologio. La documentazione grafica disponibile presenta una visione palinsestica dei resti ma la legenda del disegno parla espressamente di più fasi costruttive (“fondamenta sopra le fondamenta”). Allo stesso modo non è possibile ragionare sulla percorrenza interna dei diversi vani in quanto non c'è indicazione delle soglie. Nel complesso l'edificio è caratterizzato da un vasto cortile centrale (m 35x37) su cui dovevano affacciarsi portici ed ambienti. Il lato nord è caratterizzato al centro da una nicchia rettangolare su cui si affaccia un lungo corridoio , probabilmente porticato, con all'interno una vasca lustrale e una serie di ambienti di cui uno absidato e dotato di un piedistallo probabilmente destinato a sorreggere una statua. In asse con la nicchia rettangolare, il lato meridionale dell'edificio aveva una grande esedra, anch'essa separata dalla corte centrale da un corridoio (in questo caso pavimentato in mosaico). Sul lato occidentale si legge un'ulteriore serie di vani (uno dei quali con pavimento musivo), mentre sul lato orientale si nota al centro un ampio vano con nicchia sul fondo e all'estremità meridionale un piccolo ambiente con accesso dall'esterno ed un tratto di corridoio. Le murature erano in laterizi sostenute da fondazioni in blocchi di trachite. Dallo scavo si ha notizia della presenza di condutture idrauliche (“tubi di piombo per condur l'acqua”). La presenza della grande esedra, la corte centrale circondata da porticati e gli ambienti raggruppati in nuclei distinti ricordano (anche se le dimensioni sono in questo caso più piccole) la vicina villa della proprietà ex Piacentini. Una delle ipotesi più accreditate sulla funzione dell'edificio è quindi quella di “residenza privata con prospetti aperti in esedre semicircolari”. La rappresentazione del Mandruzzato di un lacerto pavimentale in mosaico bianco e nero proveniente dal complesso architettonico e la menzione di frammenti di intonaci, stucchi ed affreschi definiti “pompeiani” rinvenuti nei pressi dal Lazzaro fa ritenere l'edificio attivo tra la fine del I ed il II sec d.C.. Recentissimi scavi di emergenza (vedi sito 691111) fanno ritenere plausibile la relazione strutturale tra questo edificio e quelli di viale Stazione/via Scavi (vedi sito 691101). A poca distanza dal grande edificio, sempre sulla sommità del colle, venne individuato tra il 1826 ed il 1827 un ambiente circolare interpretato come vasca associato a pavimenti musivi, cui si è dato il nome di “bagni” del colle Bortolone. Dalla stessa area, ma senza alcun contesto associato, si segnalano un'ascia in pietra nera levigata, un'ascia in bronzo e una fusaiola in piombo, reperti per i quali si può solo ipotizzare una qualche forma di frequentazione della sommità del colle in epoca preistorica prima e protostorica poi

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