Gli scavi hanno messo in luce un insediamento romano sorto agli inizi del I sec. d.C., costituito da ambienti disposti a “U” intorno ad una corte, che subì una radicale trasformazione verso la metà dello stesso secolo. Nella prima fase la villa rustica, costruita su un dosso sabbioso, era lambita a nord, est e a sud dalle acque, mentre sul lato occidentale era delimitata da un lungo muro impostato su una platea di pali lignei. Gli ambienti dell’edificio si aprivano su una corte porticata a pianta rettangolare. Sono stati individuati il settore di servizio con un vasto ambiente rettangolare con focolari, aperto con una gradinata ad ovest, e il settore residenziale che comprendeva un grande vano rettangolare con abside sul lato meridionale, un vano sempre rettangolare con pavimento in opus signinum ad inserzioni marmoree, due corridoi pavimentati con cubetti in cotto e due ambienti quadrangolari. A sud dell’edificio uno spazio aperto era delimitato a est e ovest da sponde rivestite da pali lignei, a sud da una massicciata. Completavano la prima fase edilizia a est una canaletta con sponde lignee collegata ad una vasca rettangolare in mattoni e a nord una sistemazione spondale realizzata con tronchi e con un muro in trachite. Verso la metà del I sec. d.C. fu realizzata una grande darsena artificiale coperta collegata con un canale al fiume e contestualmente fu modificata la pianta del complesso con il ridimensionamento degli ambienti, l’edificazione di una seconda abside e l’obliterazione della corte. Il radicale cambiamento segnò probabilmente il passaggio di funzione da villa rustica a mansio