Madonna con Bambino e i santi Girolamo, Domenico, Pietro Martire e Pietro

dipinto, (?) 1500 - (?) 1500

Dipinto privo di cornice

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Antonio Di Michele Da Canipanova (notizie 1503/ 1527)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale di Mantova
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Non sappiamo in quale chiesa fosse originariamente il dipinto ed entrambe le ipotesi che si possono avanzare hanno punti deboli. La prima notizia certa sulla nostra pala è del 1842, quando D'ARCO (1842b, p. 27) la segnala, senza tuttavia dire dove essa sia conservata. Forse era già nella collezione del medico mantovano Masetti, proprietario anche di altre interessanti opere d'arte, ma diventa quindi dello stesso d'Arco. Questi infatti, donando l'opera al Museo Patrio, ne racconta le passate vicende (D'ARCO 1853, pp. 20-21 n. IX.9; D'ARCO 1857-1859, I (1857), p. 50 nota 2). La presenza di due santi domenicani suggerisce che la pala possa provenire da una chiesa di quest'ordine, come San Domenico (L'OCCASO 2002, p. 67), piuttosto che da San Girolamo in Porto Mantovano, che fu dei girolamini (come suggerivo ad AGOSTI 2005c, p. 259 nota 102). I girolamini erano infatti legati all'ordine francescano ed è quindi poco probabile che la "Beata Vergine con san Girolamo, ed altre tre figure, quadro antico di maniera diligente", proveniente da quella chiesa e depositata nel 1781 nel Regio Ginnasio, sia la nostra pala. Questa rimane nel Museo Patrio fino al 1915, anno in cui è depositata in palazzo Ducale (TAMASSIA 1996, p. 59), ma nel 2004 giunge al Museo della Città nel palazzo di San Sebastiano. D'ARCO (1842b, p. 27) trascrive la firma sul cartellino in basso a destra e giudica Antonio da Pavia un servile imitatore di Mantegna, "incapace ad ingenerare nessun senso d'amore o di speranza negli animi" (D'ARCO 1857-1859, I (1857), p. 50); egli fa riprodurre a stampa il dipinto, attraverso un suo disegno (ibidem, tav. 29). Lo studioso suppone anche (1857-1859, II (1859), p. 190 nota 10) che l'opera sia da identificare con "una Madonna del popolo" già nelle collezioni dei Gonzaga e affidata nel 1707 a Giovan Battista Chiaves, ma ciò è decisamente improbabile (L'OCCASO 2007c, p. 104). La Albertini Ottolenghi (in Andrea Mantegna 2003, p. 112) identifica il santo alla destra di Girolamo con Nicola da Tolentino, mentre Danieli (in Mantegna a Mantova 2006, p. 142 n. 37) vede nelle due figure in secondo piano i carmelitani Alberto e Angelo; credo invece che siano Domenico di Guzman e Pietro da Verona (come già scritto da BERTELLI 2005, p. 118): del tolentinate mancano l'abito agostiniano e il sole, suoi consueti attributi, e ricordo che i carmelitani indossano un manto bianco sopra una veste marrone, contrariamente ai due santi qui rappresentati. Tutti e quattro tengono in mano un libro. La Madonna siede su un trono di marmo finemente intagliato e sopra la testa, davanti al drappo d'onore, è un ovale con una scritta latina, che - diversamente da BERTELLI (2005, p. 118) - proverei a rendere con "O datrice di vita a cui sola toccò essere madre di Dio e Uomo, tu sei capace di grande pietà, favorisci questo popolo", pur rilevando l'ostacolo del quem (che D'ARCO 1853, leggeva quæ); per Giorgio Bernardi Perini (com. or.) potrebbe esserci un'eco della preghiera dantesca "di san Bernardo da Chiaravalle" (Par., XXXIII, 19), in cui la Vergine è lodata anche per la sua pietà. Nel paesaggio sullo sfondo sono sparsi alcuni edifici antichi: rovine classiche tra cui pare scorgere un Castel Sant'Angelo. Il dipinto è descritto da CROWE e CAVALCASELLE nel 1871 (I, p. 419 nota 1), in termini non lusinghieri: "The forms of these figures are heavy; the tempera is raw and mapped off in loud contrasts of light and shade, the style a mixture of Bartolommeo Vivarini and the Mantegnesque"; un giudizio negativo è anche nelle parole degli studiosi che successivamente hanno menzionato il dipinto: VENTURI (1901-1940, VII/3 (1914), p. 476) lo dice una "traduzione volgare di forme del grande maestro", ossia di Mantegna. In seguito la Bossaglia (in DBI 1960-2010, III (1961), p. 568) vede in Antonio un artista di scuola muranese adeguatosi ai modi di Andrea. Un tentativo di rivalutazione è compiuto da PACCAGNINI (1961b, p. 139 n. 97), secondo il quale "non manca infatti nello stile di questo artista una larghezza di forme e un senso classico dei rapporti compositivi, influenzato dalle opere tarde del Mantegna". Terraroli (in Allgemeines 1992-2011, 3 (1990), p. 610) scorge nel panneggiare fitto e spigoloso un legame con Ferrara. Se la paternità dell'opera è fuori discussione, la sua datazione è presa in considerazione solo di recente. La Chiusa (in Pinacoteca di Brera 1990, p. 460) la giudica simile e coeva alla pala braidense del pavese, che è del 1514 e proviene da Santo Stefano di Novellara. VENTURA (1995, p. 72) ritiene piuttosto che il dipinto vada datato intorno al 1490, mentre BERTELLI (2005, p. 118) vi nota l'influsso della mantegnesca Madonna Trivulzio del 1497, nel punto focale basso, e ritiene inoltre che vi possa essere la conoscenza del Bramantino nelle proporzioni allungate delle figure. Una datazione intorno al 1500 è accettata anche da Danieli e da Marinelli (in Mantegna e le Arti a Verona 2006, p. 222) ed è condivisibile. CONTINUA IN OSS
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300151963
  • NUMERO D'INVENTARIO Gen. 11495
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Palazzo Ducale di Mantova
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
    2013
    2023
  • ISCRIZIONI in basso a destra - ANT.S PAPIESIS P - Antonio di Michele da Canipanova - lettere capitali -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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