TORRE INTERRATA DELLA FRONTE NORD E MURA DI CINTA (torre, struttura di fortificazione)

Torino, Eta' romana imperiale inizio

Resti della torre di fortificazione e di tratti delle mura adiacenti pertinenti al lato settentrionale della cinta urbica. A Torino la cortina muraria romana si è mantenuta con eccezionale persistenza e nel pieno delle sue funzioni difensive fino alla fine del XVI sec.; solo con il processo di espansione della città in età barocca e con le demolizioni napoleoniche le mura vennero superate e spesso inglobate nella costruzione di nuovi edifici. È questo il caso di un lungo tratto della cortina settentrionale che, da via della Consolata a oltre piazza Emanuele Filiberto, coincide ancora oggi perfettamente con il fronte degli isolati. Le strutture, rinvenute nel 1888 durante lavori di riqualificazione in via Giulio (1888), per intervento dell'Andrade, regio delegato dell'Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti del Piemonte e della Liguria non vennero demolite, ma conservate interrate, accessibili da un tombino, o inglobate negli edifici di nuova costruzione. Delle attività di scavo dell'epoca ci rimangono le relazioni e i disegni dello stesso d'Andrade, la cui attività, insieme a quella del Promis e del Fabretti, fu molto preziosa per la conoscenza dell'impianto della colonia romana di Torino. La scoperta dei resti romani avvenne in seguito all'ordine di demolizione da parte del municipio delle ghiacciaie che si trovavano lungo la medesima via, fra lo sbocco di via Sant'Agostino e via Bonelli. Dalla demolizione dei vecchi edifici ci si avvide che la cinta muraria costituiva ormai fondazione della facciata della settecentesca Casa Tesio di Valloira, e che questo si fondava anche su un altro tratto di mura di identica tecnica edilizia, che si poggiava ad essa, divergendo per direzione. Secondo Promis e l'ing. Riccardo Brayda il lacerto costituiva la base di una delle torre “aperte a gola” che si impostavano ad intervalli regolari lungo i tratti di cortina in corrispondenza di ogni asse viario minore, ma l'ipotesi venne a cadere quando si scoprì subito dopo la torre posta all'imbocco di via Sant'Agostino su via Giulio, durante le operazioni di costruzione della fogna. Del manufatto si conservavano soltanto le fondamenta poste a circa 150 m. dalla torre angolare emersa pochi anni prima davanti al Santuario della Consolata; i due esemplari hanno uguale struttura a pianta ottagonale e sono paragonabili, salvo per lo spessore ridotto ed il minor numero di lati, alle torri della Porta Palatina e a quelle scoperte sotto Palazzo Madama. La tecnica edilizia è la medesima riscontrata altrove, con fondazioni in opera cementizia, paramento interno opus vittatum con due filari di mattoni a scandire ricorsi di ciottoli, ed esterno in laterizi. Si è osservato nella costruzione della cinta urbica, dapprima sono state erette le torri e le porte ed in seguito innalzati i muri negli spazi intermedi. I resti di questo tratto di mura attualmente sono solo parzialmente visibili: pochi metri del paramento esterno spuntano dal piano di calpestio attuale inglobati nel muro esterno del Santuario della Consolata dove è lasciata alla vista la base della torre angolare con la condotta fognaria verso via Giulio che passava al di sotto delle strade; un altro tratto è visibile nel parcheggio interrato di piazza Emanuele Filiberto, costruito negli anni '90, tra via Sant'Agostino e via Bellezia. Della torretta con posterla posta tra le due torri, allo sbocco di vie delle Orfane dovrebbe sopravvivere solo un muro di mattoni. Durante i lavori per il parcheggio si è colta l'occasione per ispezionare dopo quasi un secolo i resti della torre di via Sant'Agostino; si è proceduto a liberare lo spazio antistante a nord della struttura, rinvenendo anche il tombino d'ispezione ottocentesco del quale si era persa la memoria. L'angolo N-E della torre è risultato incluso nelle cantine del palazzo adiacente e coperto da uno spesso strato di intonaco, per cui non è stato possibile aggiornare la documentazione. La torre si imposta a – 3,50 m. dall'attuale piano stradale su un gradone parallelepipedo di 9,20 m. di lato che si raccorda all'elevato mediante ricorsi digradanti. In asse con via Sant'Agostino è stato rintracciato un canale profondo circa 2 m. sicuramente posteriore allo spoglio delle strutture romane

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