RESTI DELLA PORTA DECUMANA (cinta fortificativa, struttura di fortificazione)

Torino, Eta' romana imperiale prima metà

La Porta Decumana era posta a controllo dell’ingresso orientale della colonia di Augusta Taurinorum. I suoi resti sono ravvisabili nelle due torri poligonali emerse sotto le fondamenta del settecentesco scalone juvarriano e nei sotterranei dell'imponente complesso attuale; di essa non restano che le fondazioni e parte dei pilastri. La struttura, del tutto simile a quella della Porta Palatina, si trovava in posizione avanzata rispetto alla linea delle mura ed era costituita da quattro fornici, carrabili quelli centrali e pedonali quelli laterali, compresi tra due torri a pianta poligonale di sedici lati su base quadrata, collocate nella porzione occidentale del Palazzo. Queste poggiano su di un basamento quadrato, con riseghe a sezione piramidale, che consentono il passaggio alla forma poligonale del fusto della torre. L'interturrio misurava 20,40 m. ed era in origine completato da un prospetto di finestre su più piani. Le torri conservano internamente l’aspetto originario, visibile percorrendo le scale a chiocciola in esse costruite, costituito da un conglomerato di ciottoli e malta, mentre il paramento esterno originario risulta essere in mattoni sesquipedali; a intervalli regolari il piano è segnato da un corso di mattoni. L’indagine condotta all’interno della torre sud ha permesso di osservare le tracce delle cornici per il sostegno delle impalcature e di rilevare che le torri avevano un piano in più rispetto a quelli conservatisi nella Porta Palatina; non vi sono dati sul coronamento superiore che tendenzialmente si ricostruisce con una merlatura quadrata. Sugli spigoli interni dei fornici laterali erano inseriti grossi blocchi in pietra che fungevano da paracarri e sulle pareti interne di tutti e quattro i passaggi sono ancora visibili le guide di scorrimento delle grate di chiusura delle porte, che venivano manovrate dal piano superiore. Sulla facciata occidentale, rivolta verso la città, sono conservati brevi tratti dell’innesto perpendicolare delle pareti del cavaedium, l’avancorpo quadrato a corte interna aperta che monumentalizzava l’ingresso. Sotto i fornici sono ancora visibili tratti di un basolato pertinente al Decumanus Maximus, che è probabilmente frutto di una pavimentazione realizzata in epoca successiva alla costruzione della porta. Sotto il basolato del fornice settentrionale sono venute alla luce delle fistulae in piombo per l’adduzione dell’acqua. Nell’area adiacente Palazzo Madama, sono state individuate alcune strade, immediatamente esterne alle mura e denominate dagli scavatori strada A e strada B. La prima era orientata nord-ovest/ sud-est e si dirigeva verso il ponte sul Po; la seconda, con direzione est/ovest, attraversava il fornice della Porta Decumana. Tali assi stradali sono stati datati al I-II sec. d.C. e sono da considerarsi anteriori alle strade definite C ed E, tracciate in una fase di ristrutturazione urbanistica, che probabilmente interessò la città nel II- III sec. d.C., quando anche la strada D cadde in disuso. Nel 1997, le indagini nel settore meridionale di Piazza Castello, tra Via Pietro Micca e Via Po hanno fatto emergere un settore della cinta romana, lungo circa 8 m, a sud di Palazzo Madama, a 50 m circa dalla Porta Decumana. Le mura erano spesse 2,15 m e furono edificate in opera cementizia composta da malta di calce e ciottoli fluviali, probabilmente con ricorsi in laterizio, che non si è conservato nel tratto scavato; la parete ovest, rivolta verso la città, è composta in prevalenza da ciottoli interi, mentre quella orientale, messa in luce per un’altezza di 1,60 m e che guarda verso l’esterno, presenta un paramento in mattoni sesquipedali e frammenti laterizi. Fra il 1999 e il 2000 la Soprintendenza ha esplorato un ampio settore delle mura orientali, compreso fra Palazzo Reale e Palazzo Madama. E’ stato possibile individuare vari livelli di frequentazione: la prima fase di occupazione in età augustea, la successiva edificazione della mura, evidenziata da un ampio e profondo cavo di fondazione, un terrapieno a ridosso dalla cinta, infine l’erosione e lo spianamento di età moderna. La porta mantiene la sua funzionalità anche durante il Medioevo. Nell’XI sec. probabilmente era ancora utilizzata come tale, ma doveva già aver subito dei danni, perché fu “restaurata” con ciottoli, frammenti di mattoni e detriti vari di età romana. Nel 1280 venne trasformata da Guglielmo di Monferrato in castrum: il muro occidentale era costituito dalla fronte della Porta e furono aggiunti un cortile e una struttura rettangolare munita di torri. La trasformazione in residenza comportò l'apertura di una nuova porta nelle mura, decretando così la fine della funzione per cui il complesso era sorto

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