RESTI DI UNA VILLA ROMANA A CARATTERE RESIDENZIALE (villa, struttura abitativa)

Almese, Eta' romana imperiale inizio/ metà

Nel giugno 1980 iniziarono i lavori di indagine in un'area segnalata già dal 1977 per il ritrovamento in superficie di abbondante materiale di I-II secolo d.C. (laterizi, tessere di mosaico bianco-nero, frammenti di terra sigillata sud gallica, di ceramica comune e di anfore), frutto di scavi eseguiti negli anni precedenti con mezzi meccanici dai proprietari del terreno. La villa sorgeva in posizione dominante, in direzione della stretta pianura segnata dal corso della Dora Riparia (valle di Susa). Questa, in età romana, era percorsa da un'importante strada che collegava, attraverso il valico del Monginevrino (Mons Matronae), la Pianura Padana alle valli del Rodano e dell'Isère. Il sito si sviluppava su un complesso di forma quadrangolare di circa 5000 mq, dislocato a mezza costa su terreno in declivio da NE a SW; si presenta articolato su più livelli e su una serie di terrazze digradanti, sostenute a valle (lato S, in corrispondenza di un forte abbassamento di quota) da una imponente basis villae di circa 37×49m, ospitante ambienti con funzioni di servizio. Sulla terrazza più alta si trovava il corpo principale della villa con i vani residenziali (ca 2000mq). A E e a S/W si situavano altri ambienti, la cui articolazione è solo in parte ricostruibile dalle tracce dei muri di fondazione e dai materiali architettonici precipitati a valle nel crollo che ha distrutto la villa (elementi laterizi e blocchi in pietra che formavano il colonnato del primo piano). A nord era situato un ingresso monumentale, costituito da un vestibulum a portico sostenuto da quattro colonne con fusto in laterizi, del diametro di 0,50 m, capitelli in stile corinzieggiante in marmo locale, e basi in marmo attico. È possibile che al di sopra vi fosse un piccolo frontone. La porta a due battenti, di cui rimane solo la massiccia soglia in pietra, dava accesso ad un disimpegno da cui si raggiungeva, scendendo pochi gradini, l'elemento più significativo del corpo edilizio, ovvero un cortile a peristilio di 27x30 m, porticato su tutti i quattro lati, con colonne in laterizi intonacati (fusto) e marmo valsusino (base, capitello).I capitelli mostrano due varietà dell'ordine tuscanico. Alla base del colonnato correva una canalina per lo smaltimento delle acque meteoriche. A sud, sul lato opposto, si apriva al piano sottostante un porticato voltato su pilastri, al di sopra del quale è possibile vi fosse insisteva un loggiato affacciato sulla valle; davanti si estendeva un’area di circa 2.000 mq sistemata molto probabilmente a hortus. Resti di scale e passaggi interni raccordavano il piano superiore con il livello inferiore. I pavimenti erano realizzati in semplice malta su vespaio, in opus signinum, a scaglie di pietra bianche e colorate; talvolta erano decorati a mosaico. Rimangono in situ alcune soglie in pietra delle porte di comunicazione interne agli ambienti. Fra i laterizi rinvenuti, di particolare interesse sono gli elementi di condutture e di tubuli. Nel settore W, la presenza di un focolare nell'angolo del vano 4, ne ha confermato la funzione di cucina, già supposta sulla base del materiale ceramico ritrovato (contenitori e vasellame da fuoco). La presenza di nuclei di argilla concotta con impronte di incannucciato è da riferire forse ad una canna fumaria. L'ambiente è attraversato da una canaletta in coppi, protetti da lastre di pietra, che proviene dalla zona del focolare e termina in una canaletta di dimensioni più ampie, realizzata in elementi laterizi, forse ad uso fognario. A N si apre un piccolo locale quadrangolare, accessibile tramite un'apertura arcuata e coperto in origine da una volta a botte, realizzata in pietre piatte. Il vano è addossato per due lati al terreno, caratteristica che ne consentiva un certo controllo naturale della temperatura; è ipotizzabile dunque che fosse destinato all'immagazzinamento e alla conservazione di derrate alimentari. I vani di servizio ricavati nella sostruzione, a piano terra, seguono l'andamento E-W di un grande muro di sostruzione interno, che serviva a reggere il peso del terrapieno sotto il peristilio. Non hanno restituito pavimentazioni o rifiniture di pregio e si affacciavano sul porticato voltato, sostenuto da pilastri. Lateralmente era collocato un grande portone funzionale al passaggio dei carri con le merci. Sulla facciata meridionale vi era un paramento ad intonaco bianco con fascia di zoccolo rossa. Durante gli scavi del 1994, sul pavimento di terra battuta sono state rinvenute tracce delle travi crollate e carbonizzate, che in origine sostenevano il pavimento del loggiato soprastante. L'ultimo degli ambienti si collegava al piano superiore mediante una scala. Dopo l'abbandono della villa in seguito a diversi crolli, nel IV-V secolo si rilevano episodi di rioccupazione da parte di più nuclei famigliari che avevano ricavato delle abitazioni singole dai vani più grandi, modificando la distribuzione degli spazi. 40 m più a valle rispetto al copro della villa, un potente muro di terrazzamento delimitava l'hortus, fiancheggiato da un muro di recinzione. Il piano del giardino era ribassato rispetto a quello del porticato voltato, come testimoniano i gradini di raccordo. Tra il materiale rinvenuto nei vari scavi, si ricorda: terra sigillata di produzione varia (sud-gallica, nord-italica, imitazione di sigillata chiara), ceramica comune, anfore, monete, metalli (chiodi da carpenteria, grappe da lastre di rivestimento), mosaici, intonaci, stucchi, materiali architettonici (elementi di colonne, lastre di rivestimento, elementi laterizi)

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