cassone (1480)
cassone,
1480
Cassone riccamente decorato sull'intera superficie da girali fogliati, foglie d'acanto e pelacette disposte in maniera simmetrica.
- FONTE DEI DATI Regione Emilia-Romagna
- OGGETTO cassone
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MATERIA E TECNICA
legno intagliato
legno dorato
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MISURE
Profondità: 47
Altezza: 47
Larghezza: 167
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Pinacoteca Comunale di Faenza - Faenza
- LOCALIZZAZIONE Pinacoteca Comunale di Faenza - Faenza
- INDIRIZZO Via S. Maria dell'Angelo, 9
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Entrambi i due esemplari di cassone toscano provengono dal convento di San Maglorio, a seguito delle soppressioni postunitarie del 1867. Caratterizzati dai rilievi ad intaglio, con pastiglia, e doratura, sono tradizionalmente identificati con le due casse nunziali, commissionate da Galeotto Manfredi, signore di Faenza, per donarle all’amante Cassandra Pavoni, al momento della sua monacazione nel convento di San Maglorio (1480). Il Calzi li considera “…tutto un rabesco del più puro stile del Quattrocento”. Utilizzati in genere per contenere la dote consistente nelle vesti, ma anche gioielli e soldi, facevano parte dell’arredo della camera da letto. Era in genere la famiglia del marito a farsi carico della spesa dei mobili. Il costo di questi cassoni a metà Quattrocento, secondo il giornale di cassa di una bottega artigiana fiorentina, era di circa quaranta fiorini l’uno. Una cifra alta, sei volte superiore al costo di un buon cavallo o pari allo stipendio medio annuale di un cappellano, giustificata dal valore di affermazione del prestigio economico-sociale della famiglia dello sposo. Cassoni simili sono conservati in moltissimi musei del mondo, tra cui a Firenze il Museo Bardini e il Museo Stibbert. Anche Biagio d’Antonio dipinse cassoni e tra quelli a cui collaborò nella pittura sono rimasti quelli con le storie degli argonauti al Metropolitan Museum of art di New York, realizzato negli anni intorno al 1470 nella bottega di Bernardo di Stefano Rosselli, e i forzieri Morelli-Nerli commissionati nel 1472 Jacopo del Sellajo e a Biagio d’Antonio “suo compagno” magnificamente conservati nelle Courtauld Galleries di Londra. Anna Tambini ha recentemente ipotizzato un legame tra questi cassoni e la produzione lignea di Venezia. In particolare la studiosa ha notato similitudini tra i due cassoni faentini e la cornice realizzata da Jacopo da Faenza per il celebre trittico di Giovani Bellini nella cappella Pesaro della chiesa dei Frari a Venezia specie tra il fregio dei cassoni a foglie d’acanto, con un caratteristico motivo di boccioli tra le foglie, e l’ornato esaltato dal contrasto cromatico dell’oro della pastiglia e l’azzurro del fondo. Affinità decorative sono presenti secondo Anna Tambini anche con altri cassoni di area veneziana come quelli conservati a Kiev e a Francoforte.
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
- ENTE SCHEDATORE CRC srl Bologna
- PUBLISHER Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0