Le amiche d'Arlecchino

dipinto, 1971
  • FONTE DEI DATI Regione Emilia-Romagna
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 40 cm
    Misure varie: 73,5x93,5 con cornice cm
    Larghezza: 60 cm
  • ISCRIZIONE Maccari
  • ATTRIBUZIONI Maccari Mino (1898 -1989)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Pinacoteca Comunale di Faenza - Faenza
  • LOCALIZZAZIONE Pinacoteca Comunale di Faenza - Faenza
  • INDIRIZZO Via S. Maria dell'Angelo, 9
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Realizzato nell’ultimo periodo della carriera di Maccari, come attesta la data apposta dall’artista sul retro della tela, il quadro riprende e, per certi versi, riassume alcuni degli aspetti più tipici della sua lunga attività pittorica. In un ambiente chiuso, indefinito e privo di connotazioni spaziali , tre figure occupano pressoché tutto lo spazio rivolti verso l’esterno: al centro Arlecchino, ben riconoscibile dal tipico abito multicolore, a cui sono affiancate due donne svestite. L’espressione della prima, a destra, è vagamente beffarda, mentre Arlecchino e la seconda figura femminile sono assorti, concentrati ad osservare una scena che si svolge alla loro sinistra. L’impostazione della scena ha un evidente taglio fotografico, come di un’azione colta nell’attimo fugace in cui si svolge. La veste cromatica è costruita sul contrasto fra la figura di Arlecchino, il cui abito è costruito da macchie di colori a forti tinte ottenuti accostando prevalentemente i colori primari al nero del copricapo e ad una campitura verde, e le due figure femminili appiattite, a parte i capelli, dalla monocromia dei corpi che quasi si annullano a fianco della folgorante presenza al centro. Il colore, steso con la rapidità consueta in Maccari, è denso e materico, come schizzato di getto dai tubetti, tanto da far assumere alla veste cromatica un rilievo quasi scultoreo. Il soggetto si ritrova di frequente anche in diverse incisioni degli anni Sessanta e Settanta, pubblicate nel fondamentale repertorio delle incisioni di Maccari. Al confronto con l’aspetto più noto della sua produzione, sia grafica che pittorica, cioè lo spirito satirico incisivo e spesso dirompente, questo dipinto ha un sapore quasi intimistico, privo dei toni volutamente sguaiati e plebei che spesso Maccari esibisce e che, soprattutto nelle pagine de Il Selvaggio, ha per quasi due decenni, dal 1924 al giugno del 1943, lanciato a piene mani contro i bersagli prediletti: in politica gli arrivisti, gli opportunisti e, nel campo della cultura, coloro che si adeguano sempre e comunque. Questo testo è parte della scheda di Sauro Casadei per il catalogo della Collezione Bianchedi-Bettoli/Vallunga pubblicato da Bononia University Press nella collana Cataloghi dell’Istituto per i Beni Artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • ENTE SCHEDATORE Pinacoteca Comunale di Faenza
  • PUBLISHER Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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