Industria chimica Cellulosa Nazionale (Tresigallo)

1936
  • FONTE DEI DATI Regione Emilia-Romagna
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il centro urbano di Tresigallo venne quasi completamente riedificato negli anni Trenta del Novecento per la volontà politica dell'allora ministro Edmondo Rossoni; il centro urbano presenta caratteristiche riscontrabili anche nelle altre contemporanee città italiane di fondazione, sia nell'impianto urbanistico che nella connotazione formale degli edifici. Parallelamente al ridisegno dell'impianto urbano e alla edificazione di un sistema di edifici specialistici e residenziali, venne realizzato in contiguità con l'abitato un insieme di complessi produttivi pensato dal Rossoni in simbiosi con l'ipotesi di sviluppo del paese. Opifici e fabbriche allora collegate con una vocazione agricola della zona e con una produzione fortemente caratterizzata da indirizzi autarchici. Citando il contenuto del "Periodico sindacale corporativo" del 15 marzo 1936, il sistema industriale di Tresigallo doveva consentire la "trasformazione immediata sul posto dei prodotti agricoli la massima economia e la massima occupazione operaia", in collegamento con la città di Ferrara, unita grazie ad un nuovo diretto asse stradale, e con i limitrofi terreni recuperati all'agricoltura dall'opera di Bonifica. Un sistema destinato, anche per gli eventi bellici, a incontrare immediate condizioni di crisi ma che, nonostante successivi interventi di riconversione funzionale, riesce ancora a conservare, in una residua parte degli edifici esistenti, interessanti caratteristiche costruttive, morfologiche e tipologiche dell'originario impianto. In fregio alla strada che collega Tresigallo a Ferrara si estendono, perimetrati da un continuo e caratteristico muro di cinta, i fabbricati dell'ex industria chimica "CEL.NA (Cellulosa Nazionale)". Costruita tra il 1936 e il 1939, in un'area di circa 20 ettari, la fabbrica era destinata alla produzione di carta dalla cellulosa ricavata dai sottoprodotti della canapa; la cartiera Burgo di Ferrara vi installò macchinari che, a causa di eventi bellici, non entrarono mai in produzione e che, al termine del conflitto, vennero trasferiti negli stabilimenti del capoluogo, con larghe proteste dei dipendenti, già assunti subito dopo la realizzazione dell'impianto. Dopo un primo periodo di completa chiusura, il complesso venne acquistato nel 1958 dalla ditta "Lombardi" che produceva dadi per brodo e succhi di frutta e nel 1968 dalla Colgate - Palmolive; attualmente, con il marchio della ditta Mazzoni, viene utilizzata nel settore dei prodotti ortofrutticoli. Dalla Strada Provinciale 15 si accede al complesso industriale attraverso un articolato ingresso monumentale, caratterizzato da due corpi di fabbrica gemelli che fiancheggiano il portale di ingresso, alternando simmetrici fronti retti e curvilinei. Gli edifici, realizzati con accurata apparecchiatura muraria in laterizio ornata da paramenti e modanature in travertino artificiale, erano destinati agli uffici direzionali ed agli spazi di relazione e aggregazione degli operai. Gli interni conservano ancora elementi delle originarie finiture, significativi per caratteristiche costruttive e rilevanza estetica, come le pavimentazioni, moderna interpretazione del "terrazzo" alla veneziana, e gli infissi in legno e vetro che ripropongono modelli strettamente pertinenti ai caratteri stilistici dell'architettura italiana del periodo razionalista. Dall'ingresso, un largo asse perpendicolare alla Strada Provinciale si inoltra all'interno e distribuisce un articolato sistema di separati corpi di fabbrica, alcuni di notevoli dimensioni, dai prospetti caratterizzati dalla presenza di ampie superfici in vetro-cemento. Spiccano in alcuni ambienti le ardite e snelle strutture di elevazione e di collegamento verticale, realizzate in cemento armato, e come tali da considerarsi importanti testimonianze dei primi e più interessanti esempi di sistema costruttivo per certi versi ancora sperimentale al momento della costruzione della fabbrica. Al centro dell'impianto svetta l'imponente ciminiera, caratterizzata alla base dalla presenza dei vani destinati all'igiene degli operai. La Fabbrica Celna è stata dichiarata di interesse culturale nel 2004; nel provvedimento si legge che "nell'articolato, ma unitario insieme degli edifici che la compongono, ancora conserva le originarie caratteristiche di impianto e di edificazione".
  • TIPOLOGIA SCHEDA Architettura
  • ENTE SCHEDATORE Settore Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • PUBLISHER Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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