Materiale di reimpiego del santuario di Minerva nei pressi di Travo

199 a.C. post-476 d.C. ca.

Le indagini promosse nell'ultimo ventennio lungo la media Val Trebbia hanno portato all'individuazione di numerose tracce relative al popolamento locale fra il Paleolitico e il Medioevo. Di particolare rilievo, quelle ascrivibili al Neolitico rimarcano l'importanza dell'itinerario vallivo già a partire del V millennio a.C. come direttrice di collegamento fra il lembo occidentale della pianura padana e la costa tirrenica. In particolare, uno scavo a S. Andrea di Travo ha messo in luce una grande capanna a pianta rettangolare, ottimamente conservata, appartenente al Neolitico recente (seconda metà IV millennio a.C.). L'area di Travo è comunque nota per un'importante presenza di età romana - il santuario di Minerva Medica - al quale, mancando testimonianze archeologiche dirette, non si è ancora riusciti ad attribuire una dislocazione precisa. La sua esistenza è ampiamente assicurata dal reimpiego di materiali costruttivi (blocchi in pietra d’Istria) in diversi edifici storici della cittadina come il Castello o le chiese di S. Antonino e S. Maria e dal concentrarsi di iscrizioni di dedica alla divinità riutilizzate a Travo stesso e nelle sue vicinanze.

  • FONTE DEI DATI Regione Emilia-Romagna
  • OGGETTO struttura con attestazione di reimpieghi
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Sono in discussione la natura del culto - Minerva è guaritrice, ma in relazione a quale elemento naturale? - e conseguentemente l'ubicazione del suo sacello, che certamente continua forme indigene di devozione legate ad una qualche peculiarità del contesto ambientale circostante, come la presenza di acque salutari o di particolari culminazioni, quali la Pietra Parcellara. Fra le ipotesi di ubicazione a Travo, per via dei reimpieghi nelle sue chiese, oppure a Piane di Dorba o ancora sulla rupe di Caverzago, prevale quest'ultima, sia per le sue caratteristiche topografiche ai bordi di una scarpata strapiombante sul Trebbia, sia per la continuità toponomastica fra l’attuale abitato e l'appellativo Cabardiacensis attribuito a Minerva e confermato nella Tabula Alimentariadi Traiano dall'esistenza di due proprietà terriere (fundi) denominati Cabardiacus. Le caratteristiche di alcune acque locali e la posizione dell'abitato, sopraelevato sul fiume, possono in effetti giustificare la presenza del luogo di culto, che si sa frequentato non solo da genti locali, ma anche di più lontana provenienza. Segni consistenti della presenza romana si hanno anche nella conca di Bobbio, ove sono noti i resti di una necropoli e materiali funerari di reimpiego nell'Abbazia di S.Colombano.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Siti archeologici
  • ENTE SCHEDATORE Settore Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • PUBLISHER Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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