Città romana di Parma

183 a.C. ca.-550 d.C. ca.

La fondazione delle colonie gemelle di Mutinae Parma nel 183 a.C. potenzia e completa in funzione antiligure l’organizzazione territoriale romana, interessata al controllo di alcune fra le più importanti vallate appenniniche. Da Parma, in particolare, era possibile dominare le valli del Parma e del Baganza, ma anche anche la vallata dell’Enza alle spalle della città e tutto il sistema formato dal Taro e dal Ceno. Duemila cittadini romani si stanziano in un punto ove non sembrano esserci state preesistenze insediative, poiché è troppo lo spazio temporale che intercorre tra la colonia di Parma e l’antichissimo insediamento dell’età del Bronzo - una terramara - sorto fra due corsi d’acqua in uno spazio interno alla città attuale, ma esterno all'impianto romano. Durante la guerra fra Ottaviano e Antonio, Parma viene rasa al suolo dai seguaci di quest’ultimo. Un volta conquistato il potere, Augusto la ricostruisce deducendovi una colonia di veterani: da quella decisione le deriva il nome di colonia Julia Augusta Parmensis. L’età augustea e il periodo successivo, fino a tutto il II secolo, rappresentano per Parma il periodo di maggior splendore e crescita. Un impianto urbano regolare, basato sul tracciato della via Emilia (vie Mazzini-Repubblica) che funge come sempre da decumano massimo e si interseca con il cardo massimo rappresentato da via Farini-Cavour, accoglie al suo centro lo spazio forense, più o meno corrispondente in parte all'attuale piazza Garibaldi.

  • FONTE DEI DATI Regione Emilia-Romagna
  • OGGETTO insediamento
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il lato corto occidentale del foro è contraddistinto, in corrispondenza della chiesa di S. Pietro, dalla presenza di un edificio sacro su podio esistente sin dalle prime fasi della colonizzazione, nel quale viene riconosciuto il Capitolium, il tempio dedicato a Giove. In affaccio al lato lungo settentrionale dell’area forense era invece sistemata la basilica, alla quale sembra afferire una statua di togato mutila e acefala trovata all'angolo tra Piazza Garibaldi e via Cavour, forse appartenente ad un grande ciclo statuario. In età giulio-claudia la città si dota di un teatro, che viene eretto nell'area suburbana meridionale con la scena sul cardine massimo e la parte sinistra della cavea addossata al fiume. Nello stesso periodo, nella zona orientale, fra l’attuale collegio Maria Luigia e Palazzo Poldi Pezzoli, si edifica un anfiteatro, in funzione del quale un tratto suburbano della via Emilia viene lastricato e munito di marciapiedi. Un complesso termale, dotato di tutti gli impianti che contraddistinguono gli edifici a questa destinazione, viene identificato nelle strutture rinvenute sotto Palazzo Sanvitale, mentre mancano dati relativi ad altri elementi di edilizia pubblica, anche se alcune iscrizioni menzionanti diverse divinità (Minerva, le Ninfe, le Iunones) permettono di congetturare l’esistenza di ulteriori luoghi di culto. L'edilizia privata è nota per frammenti, ma il rinvenimento di taluni materiali archeologici in vari punti dell’area urbana (Palazzo S. Vitale, Teatro Regio, ex convento di S. Rocco) come resti pavimentali in signino e mosaico e frammenti scultorei fa ritenere che il centro cittadino potesse includere dimore di tenore signorile, del tipo con vani che si sviluppavano intorno ad un ambiente interno. Mentre era collocata nel suburbio parmense, lungo l'antica strada per Brescello, la villa i cui resti sono venuti alla luce, relativi ad alcuni vani del quartiere residenziale del complesso e una corte lastricata e porticata. Agli opposti estremi della città, ad est all'altezza dell'attuale Barriera Repubblica, dove l'ingresso era sottolineato da un arco, e ad ovest verso il torrente Parma, si estendevano le zone di necropoli; di esse quella occidentale riuniva le tombe più monumentali. Anche la via in uscita a nord, verso il Po, era punteggiata da sepolture. La floridezza che contrassegna i primi secoli dell’impero, grazie ad un’economia avente i suoi punti di forza nelle risorse agricole e nelle manifatture tessili favorite dall'allevamento ovino e dalla produzione di lane di ottima qualità, dal III secolo in poi inizia a declinare. In età tardoantica il tessuto urbano si riduce progressivamente, il teatro viene raso al suolo e fornisce materiale edilizio alla cinta muraria (III-inizi IV sec. d.C. - di cui sono conservati alcuni resti sotto la platea dell'attuale Teatro Regio) e alla barriera di contenimento del torrente. Gli interventi di restauro, peraltro limitati, delle strutture pubbliche promossi dalla politica teodoriciana non arrestano il processo di contrazione, che giunge al suo culmine alla metà del VI sec. d.C., quando il suburbio risulta completamente abbandonato e gli spazi lasciati liberi vengono riutilizzati come aree cimiteriali. L'appellattivo di Chrysopolis (“città dorata”) che la città assume in epoca tardoantica allude ad un breve momento di ripresa durante l'età tedororiciana oppure all'essere forse divenuta sede, una volta entrata nell'orbita bizantina, della zecca e del tesoro.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Siti archeologici
  • ENTE SCHEDATORE Settore Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • PUBLISHER Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0