Città romana di Brixillum (Brixellum) / Brescello

187 a.C. post-399 d.C. ca.

La colonizzazione della pianura reggiana sembra iniziare ed in parte realizzarsi nella prima metà del II sec. a.C. In questo stesso momento, tra la costruzione della via Emilia nel 187 a.C. e l’assegnazione di terre nel 173 a.C., si colloca la fondazione dell’impianto urbano di Regium Lepidi, probabilmente nell’anno del secondo consolato di M. Emilio Lepido (175 a.C.). Per la fondazione di Brixellum sul fiume Po non si dispone invece di alcun elemento cronologico: è del tutto evidente però che il centro doveva già esistere come aggregato insediativo occupato dai Galli Cenomani, stanziati nella Lombardia con capitale a Brescia, dalla quale la cittadella al di qua del fiume deriva il nome. Divenuta colonia agli inizi del I sec. a.C., risulta inserita da Plinio, nella sua descrizione della Regio VIII nei primi decenni dell’età augustea, fra le comunità con autonomia amministrativa. L’iscrizione alla tribù Arnensis, la stessa di Brescia, sottolinea l’antico legame con la città lombarda. In tale periodo il centro raggiunge il suo massimo sviluppo, con la creazione di infrastrutture idrauliche come il porto sulla foce dell’Enza e l’acquedotto. I suoi cittadini, in larga parte di ceto medio o di estrazione libertina, godono di un certo benessere, a giudicare dai loro monumenti funerari, anche di notevole prestigio monumentale, e dalla presenza di corporazioni professionali come quella dei centonarii (fabbricanti di tessuti) o dei lanariorum carminatorum (lavoratori della lana). Le successioni imperiali alla morte di Nerone vedono coinvolto il territorio brescellese in virtù del fatto che Otone sceglie di acquartierarsi proprio qui. Con il graduale declino dell’impero, nel III secolo d.C., anche Brixillum entra in una fase di decadenza e ridimensionamento, tuttavia nel 389 d.C. diviene sede vescovile e accoglie come primo vescovo San Genesio, poi patrono della città.

  • FONTE DEI DATI Regione Emilia-Romagna
  • OGGETTO insediamento
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Sorto alla confluenza di percorsi appenninici con la grande idrovia del Po, e quindi in un punto nevralgico per le comunicazioni fra le due sponde del fiume e verso il nord, l’abitato pare il frutto di due distinti agglomerati insediativi convergenti sul decumano massimo, ma di diverso andamento. Fra i due settori, all'incrocio fra il decumano (via Cavallotti) e il cardo (via Nizzoli - via Panizzi) si interpone l’area forense. L’edilizia civile è documentata dai resti di alcune dimore. Ai margini del centro urbano si collocava la domus del Prato della Fiera con pavimenti a mosaico; sempre in zona periferica è segnalata la domus di via Venturini con pavimenti in cocciopesto e in lastre marmoree. Un’altra residenza ancora, dotata di diversi ambienti, tra cui una sala da pranzo, e di interessanti mosaici pavimentali in bianco e nero (I sec. a.C.-I sec. d.C.) è riaffiorata recentemente in seguito ad uno scavo effettuato nel cortile delle scuole elementari, ove già in passato erano emerse alcune sepolture ed altri ambienti della stessa abitazione. L’edilizia pubblica non ha nessuna consistente evidenza, anche se si ipotizza un luogo di culto nell’area della chiesa di Santa Maria e un secondo edificio dello stesso tipo viene posto sulla via diretta al Po. La cittadina e il porto erano serviti da un acquedotto, realizzato forse nella prima età imperiale, che in partenza dai Laghi di Gruma, presso Caprara, giungeva nella periferia meridionale di Brescello. Un tratto perfettamente conservato di questa infrastruttura è stato portato in luce a Campirossi di Campegine. Iscrizioni sepolcrali e monumenti funerari di pregio rimarcano la florida condizione economica e sociale raggiunta dalla comunità locale. Ne è un esempio il celebre monumento a recinto dei Concordii (trasportato a Reggio Emilia) eretto sulla via che costeggiava il corso del Po verso Boretto. Ad esso si aggiungono due rilevanti testimonianze di grande statuaria: l’effigie di un battelliere del Po con l’abituale abbigliamento caratterizzato da un pesante mantello (lacerna) e una figura virile con toga (fine I sec. a.C.) e anello al dito che ne palesa il raggiunto status di equites (cavaliere). Da non dimenticare, per il suo corredo funerario di giocattoli miniaturizzati, è la sepoltura della fanciulla quindicenne Giulia Grafide. Diverse testimonianze di strutture databili all'età romana sono emerse anche nel contiguo territorio di Boretto. Tra le scoperte si annoverano i resti di tre fornaci, a pianta rettangolare, affiorate nella frazione S. Croce, in un’area che il contestuale recupero di un frammento di stele funeraria e di un basamento modanato in calcare fa ritenere precedentemente a destinazione sepolcrale.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Siti archeologici
  • ENTE SCHEDATORE Settore Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • PUBLISHER Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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