Occupazione romana del territorio di Mirandola

183 a.C. post-599 d.C. ca.

A partire dal I sec. d.C., il territorio della Bassa Modenese rientra pienamente nella giurisdizione politico-amministrativa di Mutina, il cui agro si spingeva sino al corso del Po, prima con un'ampia fascia organizzata secondo il modello centuriale, poi con una diversa sistemazione in prossimità del fiume per adattarsi alla più complessa situazione geomorfologica. Nessuna entità municipale autonoma vi si è quindi sviluppata. Fatta eccezione per alcuni piccoli agglomerati, che assolvevano la funzione di centri di servizi, come il vicus di Colicaria tra S. Felice sul Panaro e Mirandola, il popolamento si manifesta attraverso strutture piuttosto modeste, corrispondenti a fattorie a conduzione familiare tipiche di una proprietà fondiaria di piccole e medie dimensioni. Si segnalano però alcune ville urbano-rustiche di maggiore rilevanza con elementi decorativi che evidenziano un buon livello economico, facendo capo evidentemente alla piccola aristocrazia locale in grado di esprimere un più alto grado di comfort e di “lusso” nelle proprie dimore. La capillare occupazione del territorio è certamente motivata anche dall'importante ruolo di transito di questo settore del distretto centro-padano.

  • FONTE DEI DATI Regione Emilia-Romagna
  • OGGETTO insediamento
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Fra le ville individuate nell'area compresa tra Concordia, Mirandola, S. Martino in Spino, Finale Emilia, Massa Finalese, Tramuschio, San Felice sul Panaro, alcune si distinguono per ampiezza e ricchezza delle dotazioni, come la grande villa del fondo Tesa di Mirandola (dal II-I sec. a.C. all'epoca tardo-antica) nella quale si è proposto di identificare il vicus di Colicaria, noto attraverso le fonti itinerarie. Sempre a Mirandola, le ville di Bellaria e Baia-Masetta, oltre a comprendere vani residenziali di buon livello qualitativo, annettevano fornaci per la produzione di laterizi. Anche il complesso archeologico del Motto di Massa Finalese corrisponde ad una villa urbano-rustica con pavimenti in mosaico. Nell'area di valle compresa tra Fossa e Quarantoli si localizza invece il sito preistorico e romano di Corte Vanina, ove sui resti di un insediamento dell’età del Bronzo è stato costruito un edificio rustico di un qualche decoro (dalla fine del II sec. a.C. sino al VII sec. d.C.). Nei dintorni di Tramuschio sono noti la villa di Corte Sforza, che ha restituito parti di pavimento in opus signinum del II-I sec. a.C., l’edificio rustico di via Pinzone e la villa della Falconiera, insistente sui resti di una terramara dell’età del Bronzo, con ambienti a mosaico e intonaci dipinti. La rassegna si conclude con ulteriori insediamenti segnalati nella zona fra Concordia e Novi, a Corte Corbella e Corte S. Stefano. Per quel che riguarda le vie di transito, all'idrovia del Po - da sempre fondamentale vettore di transito e distribuzione di merci - e alla rete dei suoi affluenti, efficacissimo strumento di penetrazione e di diramazione territoriale, si univa infatti un'efficiente organizzazione viaria imperniata su due grandi assi di percorrenza, la Mutina-Mantua e la Mutina-Verona. A quest’ultima direttrice in passato si è attribuito il miliario augusteo rinvenuto a S. Martino Carano, che oggi si propende a riferire, invece, al tracciato della via Emilia.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Siti archeologici
  • ENTE SCHEDATORE Settore Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • PUBLISHER Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0