Villa romana di San Zaccaria, podere Danesi

99 a.C. ca.-499 d.C. ca.

I saggi di scavo interessarono nel 1977 un terreno a nord della casa Danesi, e nel 1980 l’aia della medesima, a nord e ad est dell’abitazione. Furono messi in luce un ambiente con mosaico, indizio della pars urbana, e, più ad est, un focolare, pertinente alla pars rustica, alla quale sembrano attribuibili anche i resti di strutture individuati nell’area dell’aia. La sequenza insediativa della villa è costituita presumibilmente da tre fasi, con muri ad orientamento leggermente sfalsato l’una rispetto all’altra. Risale ad una fase successiva al IV secolo d.C. l'impianto di una fornace per la produzione di lucerne. Ad ovest dell’attuale Via Dismano, è stata rinvenuta anche un’epigrafe databile, su basi paleografiche, fra la seconda metà del II secolo d.C. e la prima metà del III secolo d.C.; l’iscrizione è stata incisa sul retro di un frammento di fregio con cornice a kymation e foglie, stilisticamente databile alla fine del I secolo d.C. Si tratta di un’iscrizione votiva posta da Remmia Arescusa e dedicata a Cerere e a Libero. L’epigrafe è relativa ad un votum che la donna ha posto all’interno della possessio di T. Sulpicio Asmeno, da identificare, con ogni probabilità, con la villa ed i relativi possessi fondiari.

  • FONTE DEI DATI Regione Emilia-Romagna
  • OGGETTO struttura abitativa
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La prima fase insediativa, anteriore al I secolo d.C., è documentata unicamente da uno spezzone di muro, venuto alla luce in uno dei saggi effettuati per accertare le dimensioni di un mosaico, che fu poi parzialmente inglobato nel sottofondo del pavimento posteriore. In una fase successiva, l’edificio fu ristrutturato e arricchito con pavimenti in mosaico, dei quali è stato rinvenuto un lacerto, databile alla seconda metà del II secolo d.C., pertinente a un ambiente quadrato di circa 8 m di lato, di cui si conservano porzioni del muro laterale, uno ad est e uno a sud, orientato in direzione nord-sud, e parallelo al Dismano, da ritenersi il cardine centuriale della zona. Il mosaico venne in seguito tagliato da un fossato. Altri sondaggi, eseguiti ad ovest e a sud, hanno messo in luce solo impronte di scassi di fondazione o di demolizione, impressi nell’argilla sabbiosa gialla del vergine di fondo, che tuttavia documentano la continuità di vita dell’edificio. Sondaggi a nord sono invece risultati sterili. Alla stessa fase si riconducono altre strutture, che sembrano appartenere tutte alla zona rustica. A est della stanza con mosaico, due piccoli sondaggi hanno identificato la traccia in fondazione di una struttura con pilastrini e una lastra in pietra con andamento est-ovest, cui era appoggiato un focolare con vasi e semi, e, a breve distanza, parte di un altro possibile focolare o butto circolare, con una canaletta di scarico della cenere. A questa fase apparterrebbe anche uno spezzone di muro, con lo stesso orientamento del mosaico, rinvenuto nel sondaggio del 1980, con direzione nord-sud e una probabile testata a nord: verso sud il muro è mancante, ma rimane la sua impronta nel terreno di base e può quindi essere considerato una testimonianza della notevole espansione della villa verso sud. La terza fase, cui corrisponde un’ulteriore ristrutturazione edilizia, è documentata da alcuni muri che furono individuati a una quota di 30 cm più alta rispetto al livello di demolizione della villa medio imperiale. Contrariamente a quanto accade per la prima e la seconda fase, che presentano muri in mattoni sesquipedali e calce bianca, la terza ha muri in spezzame laterizio, legato con argilla. Si tratta in particolare dello spezzone di muro con testata verso nord e andamento nord-sud demolito a sud dai lavori per la casa Danesi, ma il cui orientamento è chiaramente visibile, e di un angolo di costruzione, con un muro volto a nord e l’altro a ovest, quest’ultimo con una lesena verso sud in corrispondenza dell’angolo, rinvenuto sotto i resti dell’abside della chiesa di S. Maria di Bazzano che si insedia qui in epoca medievale. I due frammenti di murature hanno le fondamenta inserite nello strato di demolizione della fase precedente, formato da laterizi frammentati minutamente e da pochi frammenti ceramici di sigillata chiara. Su una parte almeno dell’area demolita fu impiantata dopo il IV secolo d.C. una fornace per la produzione di lucerne, rinvenute a ca. una ventina di metri nord-ovest, a imitazione di quelle africane. I materiali ceramici rinvenuti sono databili fra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C. e al III-IV secolo d.C. Si sono rinvenute inoltre alcune matrici di lucerne firmate IVSTI, del IV-V secolo d.C.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Siti archeologici
  • ENTE SCHEDATORE Settore Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • PUBLISHER Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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