statuetta femminile/ busto

150 d.C. - 250 d.C.

Scheggia di marmo con l'effigie a bassissimo rilievo di un busto femminile. Lungo la frattura superiore del frammento sono scolpite quattro piccole sfere pertinenti ad una collana, in basso due calotte circolari a protezione dei seni, tra le quali è un grande pendente a forma di crescente lunare appeso ad un nastro; al di sotto del pendente e del seno s. è parte di una cintura con solcatura mediana. Questa segna il margine superiore di un fascia nella quale sono scolpite le tre Grazie, conservate solo parzialmente. Marmo bianco a grana molto fine. Si tratta di una replica dell'Afrodite di Afrodisia in Caria raffigurante la dea stante con le braccia piegate e le mani tese in avanti. La figura risulta incorniciata da un velo lungo fino a terra, fermato sul capo da una corona turrita e serrato contro il corpo dai gomiti. Il corpo xoaniforme è coperto da un sottile chitone ed è avvolto da una rigida sopravveste, l'ependytes, sostenuta da una sorta di bretelle, che inizia al di sotto del seno e termina oltre le ginocchia, decorata da fasce orizzontali con figurazioni allegoriche che, nelle varie repliche, si ripetono sempre uguali con variazioni nei particoli e nell'ordine in cui sono disposte (cfr. Fleischer 1973, pp. 167-168, cit.). Secondo le tre tipologie delle fasce figurate, la nostra replica sembrerebbe appartenere al tipo C che presenta tre fasce con le raffigurazioni delle Tre Grazie nella prima fascia in alto, i busti di Selene e di Helios e l'Afrodite Pelagia a cavallo di un mostro marino (cfr. Noelke 1983, pp. 122-123, cit.). Le raffigurazioni dell'ependytes rappresentano allegorie cosmiche riferibili ai regni della natura, Cielo, Mare e Terra, sui quali la dea esercitava il suo potere. (cfr. Bonomi 1994, pp. 457-460 con bib., cit.)

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - 150 d.C. - 250 d.C.