statuetta femminile (statuetta femminile di Artemide)

Artemide, sec. I a.C. metà

Statuetta femminile di Artemide, gradiente verso destra con passi larghi e decisi, vestita con un leggero chitone, in parte coperto da un lungo mantello (hymation) che scende fino alle ginocchia in un ricco drappeggio che termina con lembi a zig zag. Il panneggio del chitone è invece evidenziato da segmenti ondeggianti incisi e da pieghe che si aprono a ventaglio fra le due gambe con balze a meandro. La dea indossa anche un balteo a tracolla, con una faretra sul dorso di cui rimangono solo le tracce; è probabile che nella mano destra tenesse un arco e in quella sinistra le frecce. Il capo è incoronato da un sontuoso diadema a rosette, mentre il volto, caratterizzato da un rigido "sorriso arcaico", è incorniciato da una capigliatura a riccioli, aderente alla testa, con alcune ciocche che cadono sulle spalle. Le superfici sono levigate.

  • FONTE DEI DATI Regione Veneto
  • OGGETTO statuetta femminile statuetta femminile di artemide
  • MATERIA E TECNICA marmo greco
  • MISURE Altezza: 111 cm.
  • CLASSIFICAZIONE scultura/ statuaria/ statua di divinità
  • AMBITO CULTURALE Periodo Romano/ Età Repubblicana/ Arte Colta Arcaizzante
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Archeologico Nazionale di Venezia
  • LOCALIZZAZIONE Museo Archeologico Nazionale di Venezia
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La statua, già presente nella raccolta Grimani, fu probabilmente restaurata nel XVI secolo con l'integrazione del piedistallo circolare su cui è impostata, del piede sinistro, del braccio destro e della testa; quest’ultima fu sostituita agli inizi del Novecento con un calco in gesso ottenuto da un'analoga scultura conservata presso il Museo Nazionale di Napoli. Nella storia degli studi, il confronto della statuetta veneziana con l'esempio conservato presso il Museo Archeologico di Firenze, scoperto a Castiglione della Pescaia, oltre che con quello del Museo Nazionale di Napoli, proveniente da Pompei, ha dato adito a diverse interpretazioni: alcuni studiosi (F. Studniczka, L.M. Miliani) hanno proposto che la statuetta rappresenti la copia dell’immagine crisoelefantina di Artemide Laphria creata dagli scultori Menaichmos e Soidas nella prima metà del V sec. a.C., mentre altri l’hanno identificata come replica di un originale bronzeo greco arcaico di ambito siceliota intorno all’anno 500 a.C. (C. Anti, R. Herbig, B. Forlati Tamaro); altri ancora, infine, la reputano una creazione arcaizzante della metà del I sec. a.C. (G. Becatti, G. Lippold, G.M.A. Richter, M. Bieber, Harrison, B.S. Ridgway, Fuchs, E. Simon). Più convincente appare l'ipotesi di A. Giuliano, ripresa anche da G. Traversari, che riconosce in quest'opera una raffinata creazione dell'arte colta romana di orientamento arcaizzante, da ricondurre probabilmente alla scuola di Pasiteles. A suggerirlo sono soprattutto i particolari del panneggio che esprimono una vivacità decorativa di notevole finezza, in contrasto con il gioco di linee geometrizzanti e toni disegnativi della figura, impostata rigidamente secondo gli schemi ben noti delle Korai arcaiche, di cui riprende anche i motivi tipologico-formali della testa.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Reperti archeologici
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA S162
  • ENTE SCHEDATORE Regione Veneto
  • DATA DI COMPILAZIONE 2011
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0