stele funeraria (piccola e spessa stele di forma quadrangolare con pseudoedicola e ritratto)

ca. 150 d.C. - ca. 199 d.C.

Ricco apparato iconografico. Al di sopra del basamento liscio che ospita l'iscrizione, figura una pseudoedicola con nicchia centrale dalla quale emerge in rilievo un busto di donna il cui volto appare oggi molto rovinato per consunzione della pietra: il naso è completamente scalpellato, appena visibile la linea della bocca, gli occhi appaiono allungati e infossati nelle orbite. I capelli, scriminati nel mezzo e scompigliati in piccole ciocche striate, si allargano ai lati della testa. Pochi i dettagli desumibili circa l'abbigliamento: la donna sembra indossare un mantello trattenuto sul petto con la mano destra. Affiancano la nicchia due pilastrini lavorati sul fusto con motivi a cerchi concentrici in rilievo, nei quali si potrebbero riconoscere delle ghirlande stilizzate. Lungo i pilastri scendono delle tenie fissate alle rosette campite nei tasselli ai lati del frontone. Al di sopra della nicchia, un frontoncino schiacciato nel cui timpano figurano due volatili affrontati in posizione araldica verso un piccolo clipeo (o ghirlanda?) con forellini ciechi nella parte inferiore, all'interno del quale si nota un minuscolo ritratto, probabilmente maschile. Nei tasselli, a destra e sinistra del frontone, oltre alle già menzionate rosette, vi sono, verso il vertice del frontone stesso, da una parte e dall'altra, altri due piccoli ritratti (quello a sinistra, forse femminile, a giudicare dall'acconciatura). Lungo il fianco destro della stele, un motivo ornamentale non comune, secondo Pflug: un albero stilizzato in rilievo, con foglie lanceolate e un serpente che si attorciglia al tronco. L'iscrizione presenta interpunzioni triangolari, con punta rivolta a sinistra. Ductus estremamente irregolare, modulo lievemente allungato. Lettere incise profondamente, appena apicate, con sezione a V. La frattura del bordo inferiore della stele compromette parzialmente l'ultima parola in qualche modo leggibile (suis), e permette solo di ipotizzare la presenza di almeno un'altra lettera che nello stesso Corpus è riportata come incerta (i). In r. 4, nominativo in luogo del dativo (Suria Dometia).

  • FONTE DEI DATI Regione Veneto
  • OGGETTO stele funeraria piccola e spessa stele di forma quadrangolare con pseudoedicola e ritratto
  • MATERIA E TECNICA calcare ammonitico bianco locale; incisione e scultura
  • MISURE Profondità: 24 cm
    Altezza: 73 cm
    Larghezza: 63.4 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Culturale Romano, Produzione Veronese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Lapidario Maffeiano
  • LOCALIZZAZIONE Museo Lapidario Maffeiano
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Si propone per la stele una datazione intorno alla seconda metà del sec. II d.C. circa, per motivi paleografici. Il fatto che nell'iscrizione si indichi del padre soltanto il cognomen di origine greca ilario, e che della madre si dica soltanto la parentela, lascia supporre una condizione servile per i due genitori, probabilmente raffigurati in piccolo nei tasselli ai lati del frontone. Il rilievo centrale del monumento celebra Suria Dometia, forse moglie del dedicante Valerius Montanus, il quale dovrebbe figurare nel timpano, tra i due uccelli affrontati. Si segnala infine la presenza, in ultima riga, dopo il suis, dell'apice superiore di una lettera che potrebbe essere una L, da integrarsi eventualmente come L(ibertis). In questo caso l'iscrizione posta da Valerius si completerebbe comprendendo anche gli schiavi affrancati, ulteriori beneficiari della dedica, oltre ai genitori e a Suria Dometia.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Reperti archeologici
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA C023091
  • ENTE SCHEDATORE C023091
  • DATA DI COMPILAZIONE 2007
  • ISCRIZIONI fronte - P(ublius) Valerius, Spuri f(ilius), / Montanus. Vivus fecit / matri et patri Ilarioni, / Suria Dometia et suis [l] - Lettere posate maiuscole - incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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