stele (stele funeraria a pseudoedicola)

Ritratti dei cinque defunti (tre donne e due uomini) ricordati dal testo iscritto, ca. 0 - ca. 49 d.C.

La stele a pseudoedicola, leggermente rastremata verso l'alto, poggia su una base grossolanamente sbozzata alta cm. 44 ca., al di sopra della quale la stele è inquadrata da due pilastri angolari lisci sormontati da capitelli di ordine dorico. I capitelli sorreggono un architrave sormontato da un fregio liscio e da un frontone molto schiacciato con cornice rilevata sui lati. Il frontone è internamente decorato da una patera ombelicata mentre non sono più distinguibili i caratteri plastici degli acroteri a seguito del degrado del supporto. Ambo i lati presentano un foro quadrangolare circa a metà dell'altezza, probabilmente finalizzato all'inserimento della stele in un più ampio contesto monumentale. Nello spazio tra i due pilastri si aprono due nicchie rettangolari prive di modanatura, ciascuna sovrastante uno specchio epigrafico non corniciato, con superficie liscia e leggermente ribassata. Nella nicchia superiore sono contenuti due ritratti a busto nudo, privi delle spalle e rastremati verso il basso da una linea arcuata: si tratta dei due coniugi defunti menzionati nell'iscrizione sottostante, la moglie posta a sinistra, il marito a destra. Nella nicchia inferiore trovano posto tre busti, anch'essi rastremati verso il basso da una linea arcuata, due femminili a sinistra e al centro, uno maschile a destra. I ritratti femminili che occupano i due registri sono contrassegnati dalle medesime caratteristiche: presentano acconciatura con scriminatura centrale e capelli che scendono verso le orecchie un po' ondulati terminando sulle spalle in due boccoli, ciascuno ad un lato del collo. I busti maschili si caratterizzano, invece, per cranio maggiormente allungato che lascia in vista una fronte ampia e scoperta, capigliatura poco folta con ciocche piatte pettinate in avanti e grandi orecchie a vela. Il busto maschile nella nicchia inferiore sembra, però, maggiormente accurato nelle proporzioni. I ritratti femminili si avvalgono di acconciature che consistono in trasposizioni provinciali di modelli urbani che richiamano in parte il tipo di Agrippina Maggiore (14 d.C.-33 d.C.) e in parte quello di Antonia Minore (36 a.C.-37d.C); i ritratti maschili, invece, con capigliatura caratterizzata da ciocche portate in avanti, richiamano una moda in uso nell'età di Claudio (41-54 d.C.). In entrambi i casi le acconciature adottate costituiscono validi indizi per la datazione della stele. A seguito del pessimo stato in cui si conservano i busti è difficile definire se i ritratti presentassero tratti fisionomici evidenti. A questo riguardo restano ber visibili solo gli occhi, contornati da palpebre a cordoncino. Al di sotto delle nicchie contenenti i busti i campi epigrafici non corniciati ospitano le formule onomastiche dei defunti. Il testo iscritto presenta ductus regolare con parole tra loro separate mediante segni d'interpunzione triangoliformi con vertice verso l'alto; il modulo delle lettere è leggermente allungato e sono visibili leggere apicature. Le formule onomastiche femminili presentano la desinenza arcaica in -ai.

  • FONTE DEI DATI Regione Veneto
  • OGGETTO stele stele funeraria a pseudoedicola
  • MATERIA E TECNICA calcare ammonitico bianco locale
  • MISURE Altezza: 248 cm
    Spessore: 29 cm
    Larghezza: 86 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Culturale Romano, Produzione Veronese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Lapidario Maffeiano
  • LOCALIZZAZIONE Museo Lapidario Maffeiano
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La datazione della stele è suggerita sia dai ritratti dei defunti (dalle capigliature dei ritratti femminili e dal taglio arcuato dei busti), sia dall'onomastica (manca il cognomen del dedicante titolare della sepoltura, M. Cluttius, aspetto che concorderebbe con la datazione attribuita, considerando trattarsi di una produzione non urbana ma periferica), sia dai caratteri paleografici. Si consideri, però, che la desinenza in -ai dei nomi femminili è frutto di un arcaismo e non costituisce un indizio cronologico. La patera ombelicata che decora la parte interna del frontone è interpretata da alcuni autori come uno scudo circolare: entrambe le ipotesi sono valide data la presenza di ambedue i motivi in questo tipo di monumento funerario e in questa posizione. Si deve in ogni caso considerare che l'impiego di armi nelle decorazioni è frequente in monumenti dedicati a legionari ma nell'iscrizione in questione non si fa alcun accenno a titolature militari. Si consideri infine che il gentilizio Cluttius ricorre a Verona in questo unico caso e non è menzionato in nessun'altra iscrizione della Regio X. Anche la gens Pacilia è attestata nel Veronese in questo unico caso ma, estendendo il campo di analisi all'intera Regio X, si riscontrano altre due attestazioni (CIL V, 937 e 1798). L'ultimo gentilizio menzionato dell'iscrizione, quello della gens Caelia, si ritrova a Verona in altre due attestazioni (CIL V, 3441 e 3689) e nella Regio X in quattro ulteriori iscrizioni (CIL V, 720, 1141, 2070 e 4367) appartenenti rispettivamente ad Aquileia, Monfalcone, Feltre e Brescia.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Reperti archeologici
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA C023091
  • ENTE SCHEDATORE C023091
  • DATA DI COMPILAZIONE 2007
  • ISCRIZIONI fronte (parte superiore delle paraste e specchi epigrafici) - V(ivus) f(ecit) // M(arcus) Cluttius P(ubli) f(ilius) Pob(lilia) / sibi et suis. / Pacilia M(arci) f(ilia) Vassilla uxor. // P(ublio) Cluttio Virio / patri / Caeliai Maximai / matri / Cluttiai P(ubli) f(iliai) Tertiai / sorori. - Lettere posate maiuscole - Incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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