tubo a raggi x

ante 1929 - -

Il tubo a raggi X che qui viene presentato, come tutti i primi modelli, è un tubo focus; ossia un tubo in cui gli elettroni vengono focalizzati dallo stesso catodo emettitore di alluminio, che è concavo, in una zona molto ristretta dell'anticatodo. Il tubo è costituito da una parte centrale sferica e da due diramazioni laterali cilindriche, diametralmente opposte, ciascuna lunga circa 18 centimetri; uno di fronte all'altro sono fissati, da una parte il catodo, che cade in corrispondenza della superficie della parte sferica e, dall'altra, l'anticatodo, che cade nel centro. La laminetta emettitrice dell'anticatodo è incassata in un grosso blocco metallico, a becco di flauto, che è posto all'estremità di una sottile guaina metallica cilindrica che ne favorisce il raffreddamento. A circa 45 gradi rispetto all'anticatodo si trova l'anodo che è costituito da un cilindretto di alluminio lungo circa 5 centimetri. Nei vecchi tubi a raggi X, durante il funzionamento, le particelle di gas aderivano alle pareti di vetro e il vuoto aumentava; i raggi X diventavano via, via, più penetranti, le immagini sempre meno contrastate e a un certo punto il tubo diventava inutilizzabile; perciò quasi tutti i tubi erano muniti di un dispositivo per la rigenerazione che poteva immettere piccole quantità di gas ripristinando la pressione necessaria per il buon funzionamento. Nel tubo che viene presentato questo dispositivo è costituito da un cilindretto contenente una piattina metallica ricoperta da sostanze che scaldate emettono del gas; esso è posto all'interno di un'appendice cilindrica (lunga circa 5 cm) comunicante col tubo e la piattina, accessibile dall'esterno da due piccoli elettrodi, può essere scaldata facendola attraversare da una corrente. Il tubo è sostenuto da un cilindro in vetro

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