macchina da scrivere olivetti m 40 ii serie

post 1938 - ante 1946

Macchina da scrivere Olivetti M 40. La tastiera italiana QZERTY presenta 45 tasti rotondi a sfondo nero, disposti su quattro file; la barra spaziatrice è in ebanite. Sopra la parte sinistra della tastiera, sono posizionati due tasti per la selezione del colore del nastro. I 90 caratteri sono montati su martelletti riposanti nelle ceste delle leve semicircolari. Le due bobine di nastro sono poste sul piano superiore della carrozzeria, ai due lati della cesta. Dietro la tastiera, la cesta delle leve è sistemata in posizione frontale rispetto al carrello portarullo. Il carrello è removibile e presenta una lunga maniglia sul lato sinistro per il ritorno e l'andata a capo. Il tabulatore e i marginatori sono stati posizionati sul retro del carrello. Le aperture laterali della carrozzeria sono chiuse con dei pannelli metallici. Oltre ai tasti di scrittura la tastiera include una barra spaziatrice, due tasti delle maiuscole, un tasto fissamaiuscole, il tasto di ritorno e un tasto di tabulazione. L'insieme dei tasti di scrittura ha un'evidente mancanza: non è presente il tasto col numero 1 che si ottiene utilizzando la lettera l (elle) minuscola oppure la I (i) maiuscola; allo stesso modo non è presente lo zero, che si ottiene digitando la O (o) maiuscola. Sebbene questo oggi possa sembrare strano, era invece piuttosto comune nelle vecchie macchine per scrivere. Mancano anche i tasti per le vocali accentate maiuscole usate nella scrittura della lingua italiana

  • OGGETTO macchina da scrivere olivetti m 40 ii serie
  • MATERIA E TECNICA acciaio inossidabile
    ebanite
    ghisa
    tessuto
  • MISURE Profondità: 35 cm
    Altezza: 30 cm
    Larghezza: 47 cm
  • CLASSIFICAZIONE scrittura meccanica
    arredi d'ufficio
    caratteri mobili
    ingegneria meccanica
    design industriale
    scrittura
    stampa
  • ATTRIBUZIONI Levi Martinoli, Gino (1901-1996): progettista meccanico
    Olivetti, Camillo (1868-1943): progettista
  • LOCALIZZAZIONE casa privata
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Molti furono i contributi di inventori alla scrittura meccanica, se ne contano all'incirca 52 prima della metà '800. La costruzione della prima vera macchina per scrivere professionale viene, infatti, fatta risalire al 1868 con l'invenzione e il brevetto dell'americano Christopher Latham Sholes, la cui writing machine venne sfruttata commercialmente dalle officine Remington a partire dal 1873. Molti inventori di nazionalità diversa contribuirono nell'800 alla costruzione della macchina per scrivere, rivendicando, ognuno, il proprio primato; tra questi si trovano: Pietro Conti, che nel 1823 presenta il suo “tachigrafo”; nel 1829 l’americano William Austin Burth costruisce un “typograph”; nel 1833 il francese Xavier Progin realizza la “plume typographique”; un altro francese, Gustave Bidet, nel 1837 inventa il “compositeur typographique mécanique”. Questi e altri congegni più o meno curiosi e ingegnosi stimolano la ricerca di nuove soluzioni e le macchine presentate dopo il 1850 segnano importanti progressi. Tra le più interessanti vi sono le macchine dell’americano Charles Thurber, del brasiliano De Azevedo, dell’austriaco Mitterhofer. Una nota particolare merita il “cembalo scrivano” del novarese Giuseppe Ravizza presentato nel 1855 e successivamente modificato e perfezionato una ventina di volte fino al 1881; si tratta di un modello che contiene molti dispositivi anticipatori dei successivi sviluppi tecnologici. Altri inventori propongono diverse soluzioni, ma è solo la macchina del giornalista e poi senatore americano Sholes quella che arriva sul mercato. Per arrivare alla produzione in serie di una macchina per scrivere a scrittura visibile bisognerà aspettare fino al 1896, quando uscirà il primo modello della Underwood, società costituita nel 1875 per fornire accessori alla Remington. La Underwood 1 utilizzerà il brevetto di un immigrato tedesco, Franz Wagner riscuotendo un grande successo; l’innovazione della macchina “a scrittura visibile” e non più cieca (il dattilografo fino ad allora non vedeva il testo scritto) sarà in breve tempo adottata da tutti i produttori di macchine per scrivere. Questa è la realtà che Camillo Olivetti troverà quando si recherà in America per la prima volta nel 1893 per accompagnare Galileo Ferraris al congresso di elettricità di Chicago. Rientrato in Italia con alcuni soci avvia un'attività imprenditoriale per costruire strumenti di misurazione elettrica. L'impresa nel 1903 si trasferisce a Milano e assume la denominazione CGS (Centimetro, Grammo, Secondo). Non del tutto soddisfatto, attorno al 1906-1907 Camillo Olivetti matura l'idea di fondare una nuova attività in un settore non ancora presente in Italia; inizia così a lavorare al progetto di una macchina per scrivere. Il 12 agosto 1908 spedisce da Milano, dove ha sede la CGS, una lettera alla moglie Luisa Revel scritta con il prototipo della nuova macchina che sarà poi prodotta e commercializzata dalla Ing. C. Olivetti & C.. Fu fondata a Ivrea due mesi e mezzo più tardi, il 29 ottobre 1908, la "Prima fabbrica nazionale di macchine da per scrivere", come si leggeva sull'insegna, con 20 dipendenti, un'officina di 500 mq ed una produzione di 20 macchine a settimana. Il prototipo si ispirava chiaramente alle macchine Remington e Underwood allora in uso. Ma la svolta avviene nel 1912, quando l'Olivetti, battendo la concorrenza della Remington, vince una gara per la fornitura al Ministero della Regia Marina di 100 macchine per scrivere. Il prezzo della M1 è superiore a quello della concorrente americana - 550 lire contro 450 - ma il meccanismo di scrittura inventato da Camillo è considerato più docile e giustifica la differenza di prezzo. Nel 1920 la M1 viene sostituita da un nuovo modello, la M20; progettata dall'ingegnere in collaborazione con il suo direttore generale tecnico, Domenico Burzio, viene presentata alla fiera internazionale di Bruxelles, dove nello stesso 1920 la ditta apre la sua prima "filiale autonoma" all'estero. La produzione di M20 nel 1922 supera i 2.000 esemplari, che diventano 4.000 nel 1924, 8.000 nel 1926 e 13.000 nel 1929 alla vigilia della grande depressione. Parallelamente nel decennio il numero dei dipendenti sale da circa 200 a oltre 800. La piccola ditta familiare si appresta a divenire una grande industria moderna grazie anche al contributo di Adriano, figlio di Camillo, che aggiorna la fabbrica secondo i canoni della organizzazione scientifica del lavoro. Per aggiornare l'M20 Camillo lavora con Gino Levi Martinoli a un nuovo modello che prende corpo tra il 1929 e il 1930: nasce così la M40, che rimarrà in produzione fino al 1948, seppure con modifiche (una M40 seconda versione esce nel 1937-38; un'altra versione negli anni '40). La progressiva affermazione della M40 sul mercato italiano e all'estero culmina nel 1942, quando la produzione di macchine standard Olivetti si avvicina alle 38.000 unità
  • TIPOLOGIA SCHEDA Patrimonio scientifico e tecnologico
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900772218
  • NUMERO D'INVENTARIO Reg. Ingr. 204
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • STEMMI In alto a destra, centrale e a sinistra - commerciale - Marchio - 3 -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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