tavola parietale 2030 la cellula

ca 1950 - ca 1990

Tavola parietale che rappresenta le cellule e i tessuti

  • OGGETTO tavola parietale 2030 la cellula
  • MATERIA E TECNICA CARTA
    PLASTICA
    Tela
    cromolitografia su tela
  • MISURE Lunghezza: 118 cm
    Larghezza: 87 cm
  • CLASSIFICAZIONE didattica anatomica
    Medicina e chirurgia
    anatomia
    didattica
  • LOCALIZZAZIONE casa privata
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tradizione delle carte parietali è molto antica: le prime apparvero intorno al 1830 in bianco e nero e formato ridotto (20x30 cm.), ed erano usate per l’insegnamento elementare. Questi sussidi ebbero grandissima diffusione in Europa a partire dal 1870, fino ai primi decenni del ‘900. Furono moltissime le case editrici, le tipografie, le ditte che, a fine ‘800, distribuirono le tavole parietali, che avevano come argomento principale la Biologia e la Zoologia; tra queste, a Berlino, la casa editrice Paul Parey. In Italia, la casa editrice Paravia di Torino, di cui fanno parte alcuni esemplari della raccolta di villa Pepi, importò e rivendette molte serie di tavole, ristampandole con didascalie in italiano e poi stampandone di originali; così fecero anche le Officine grafiche di Longo e Zoppelli di Treviso, la Casa editrice torinese Loescher e Antonio Vallardi Editore di Milano. Oggi, le maggiori raccolte sono presso il Dansk Skolemuseum di Copenaghen e presso l’Archiv Schulisches Wandlbild dell’Università di Duisburg, Germania. Anche in Italia si trovano interessanti collezioni, come nel Museo della Scuola di Bolzan o alla Fondazione Scienza e Tecnica di Firenze. Antenati illustri delle tavole parietali possono essere considerati i fogli volanti di anatomia, diffusi a partire dal ‘500, con immagini piuttosto schematiche del corpo umano, ricalcando schemi di epoca medievale. Quelle più famose sono le sei Tabulae anatomicae sex, pubblicate a Venezia presso Bernardo Vitali da Andrea Vesalio nel 1538. Nel corso del ‘700, prendendo spunto dall’opera di Jan Comenius Orbis sensualium pictus (Norimberga,1658), prese avvio, in ambito pedagogico-didattico, l’uso dell’immagine come ausilio e sussidio per la memorizzazione e associazione degli oggetti alle parole. Il pedagogista Johann Bernhard Basedow contribuì con la sua opera Elementarwerk (Dressau, 1774), corredata da cento tavole illustrate dal pittore Daniel Chodowiecki, alla elaborazione di nuovi principi pedagogici ispirati all’opera di Johann Hainrich Pestalozzi, secondo cui, attraverso l’osservazione, si giunge alla vera conoscenza. Grazie all’intuizione di Basedow, che per primo vide la necessità di ingrandire le tavole perché fossero appese e visibili all’intera classe, venne adottato questo nuovo tipo di rappresentazione in molte aule studentesche di diverso grado e preparazione. Questo avvenne anche grazie ai progressi avvenuti nelle tecniche di stampa, con l’invenzione nel 1798 di Aloys Senefelder della litografia, per cui fu possibile riprodurre immagini grandi a prezzi ridotti anche con l’utilizzo della cromolitografia (stampa a colori). A partire dal primo decennio del ‘900 fu prodotto un genere peculiare di tavole, del tipo manifesto murale di argomento medico e biologico, che ebbero un vasto impiego nelle campagne sanitarie fatte nelle scuole e tra la popolazione. Nei regimi totalitari di Germania e Italia furono utilizzate con molta frequenza diffondendo informazioni e prescrizioni sia nella propaganda politica che nella diffusione di teorie
  • TIPOLOGIA SCHEDA Patrimonio scientifico e tecnologico
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900771703
  • NUMERO D'INVENTARIO INVCD00015
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • ENTE SCHEDATORE Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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