Sala del pane

negativo servizio, 1965, 1974
  • OGGETTO negativo servizio
  • SOGGETTO Emilia Romagna - Bologna - Bentivoglio - Castello
    Strutture - Camini
    Dipinti - Affreschi - Ciclo del pane
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
  • ATTRIBUZIONI Pondrelli, Bruno (1921-1974 Post): fotografo principale
  • LOCALIZZAZIONE palazzo comunale
  • INDIRIZZO Piazza dei Martiri per la Libertà, 2, Bentivoglio (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il fondo è composto da negativi e positivi, realizzati tra il 1969 e il 1972 dal fotografo Bruno Pondrelli. Bruno Pondrelli nacque il 15 marzo 1921 ad Argelato, da Ida Falchieri e Antonio Pondrelli esercente del bar sport di Bentivoglio. Dal 30 agosto 1939 all'8 settembre 1943 prestò servizio militare in marina poi, avendo collaborato con il battaglione Cirillo della 4ª brigata Venturoli Garibaldi per la liberazione di Bentivoglio dai nazifascisti, venne riconosciuto benemerito dal 15 aprile 1944 alla Liberazione. Dal 1943 risiedette a Bentivoglio e, avvalendosi della licenza di avviamento professionale, svolse attività impiegatizia presso l’azienda CIMA di San Giorgio di Piano (Bo). Contestualmente si occupò di fotografia a livello amatoriale, realizzando servizi per cerimonie e dimostrando una particolare propensione per la ritrattistica. Questo gruppo di negativi è una preziosa testimonianza dello stato conservativo di un celebre ciclo pittorico del Quattrocento conservato nel castello di Bentivoglio. Le prime nove fotografie riprendono gli affreschi del “ciclo del pane” che ricoprono le pareti della sala omonima, all’interno dello storico edificio. La costruzione del palazzo dovrebbe collocarsi tra il 1475 e il 1481, negli anni di massimo splendore della signoria dei Bentivoglio. La nobile famiglia bolognese fece innalzare il castello a fianco di una rocca già preesistente in località “Ponte Poledrano” (oggi Bentivoglio), destinato a diventare luogo di divertimenti e residenza di caccia. Con la caduta nel 1506 di Giovanni II Bentivoglio e la fuga della famiglia da Bologna, il palazzo venne abbandonato e dimenticato. Nei secoli successivi l’edificio fu soggetto a diversi crolli e adattamenti interni che arrecarono gravi danni alle decorazioni pittoriche, oggi per la maggioranza perdute. Durante l’Ottocento il castello, ormai completamente abbandonato, venne utilizzato per scopi agricoli subendo ulteriori deterioramenti. Alla fine dell’Ottocento il marchese Carlo Alberto Pizzardi (1850-1922), nuovo proprietario, affidò il restauro del palazzo ad Alfonso Rubbiani (1848-1913). L’aspetto generale dell’edificio, già fortemente compromesso dal tempo, venne stravolto dai pesanti interventi di ristrutturazione. Tale azione compromise notevolmente l’estetica originale del manufatto. I lavori di Rubbiani si estesero anche agli interni, alcuni saloni furono recuperati nelle dimensioni originali e alcuni ridecorati seguendo le tracce delle antiche pitture. Ad esempio il salone denominato “dei cinque camini”, anche se completamente rifatto, ci restituisce uno spazio dalle antiche fattezze: il soffitto ligneo e le pareti arricchite da cinque grandi camini di gesso, immaginati sulla scorta di qualche pezzo ritrovato, secondo Rubbiani. All’interno troviamo ancora traccia degli antichi affreschi della seconda metà del XV secolo, anche se sbiaditi dal tempo, nella sala del Pane. Il ciclo pittorico, purtroppo in pessimo stato di conservazione, decorava una delle stanze private di Giovanni II. Le pareti sono completamente affrescate, suddivise in due registri sovrapposti separati da una cornice modanata con diversi motivi decorativi. Nella parte inferiore la pittura simula un tessuto broccato di colore verde e nero. Nella fascia superiore sono rappresentate scene di vita contadina. Le storie raccontano varie fasi legate alla produzione del pane, suddivise in dieci episodi: l’abbattimento dei boschi, il prosciugamento delle paludi e il dissodamento dei terreni; questi primi momenti anticipano la semina del frumento, seguita dal trasporto del grano mietuto, dalla battitura, fino ad arrivare al suo epilogo, ossia il consumo alimentare nel banchetto della scena finale. Il racconto non è dettato da colte allegorie, ma dall’osservazione realistica del mondo rurale. I Bentivoglio commissionarono l’opera ad un’artista che resta tuttora sconosciuto, molto probabilmente di cultura ferrarese. I vari episodi sono suddivisi da illusionistici pilastri dipinti che, allo stesso tempo, fungono da sostegno del soffitto. L’ultima fotografia riproduce uno dei camini presenti nella sala, recante sulla cappa lo stemma della casata. La trabeazione è sorretta da mensole a voluta e candelabre, il cui fregio è arricchito da una successione di putti all’interno di nicchie
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800692174
  • NUMERO D'INVENTARIO AFCBe_N0337_01/ AFCBe_N0337_02/ AFCBe_N0337_03/ AFCBe_N0337_04/ AFCBe_N0337_05/ AFCBe_N0338_01/ AFCBe_N0338_02/ AFCBe_N0338_03/ AFCBe_N0338_04/ AFCBe_N0338_05
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Bentivoglio
  • DATA DI COMPILAZIONE 2023
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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