Ravenna, Sant'Apollinare Nuovo. Cristo in trono, particolare

negativo, post 1877 - (?) 1882
  • OGGETTO negativo
  • SOGGETTO Italia - Emilia-Romagna - Ravenna - Basilica di Sant'Apollinare Nuovo
    Arte paleocristiana - Mosaici - Maestranze ravennati - Maestranze orientali
  • MATERIA E TECNICA VETRO
    collodio
  • MISURE Misura del bene culturale 0800649270: 238x199 mm
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
  • ATTRIBUZIONI Ricci, Luigi (1823-1896): fotografo principale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • LOCALIZZAZIONE ex monastero di San Vitale
  • INDIRIZZO via San Vitale, 17, Ravenna (RA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il complesso decorativo a mosaico della basilica di Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna, conservatosi sulle pareti della navata centrale e composto da tre registri che si svolgono longitudinalmente percorrendo l’intera estensione delle fiancate, fu restaurato in più occasioni durante il XIX secolo. Pur non trascurando la pulitura ed il consolidamento del 1895 di Carlo Novelli, i principali lavori si possono riepilogare in tre interventi: quelli del biennio 1845-1846 compiuti dallo sfortunato Liborio Salandri, caduto dalle impalcature durante i restauri, quindi le discusse operazioni ed i rifacimenti del romano Felice Kibel, protrattisi dal 1852 sino al 1863, ed infine i lavori diretti dal soprintendente Corrado Ricci, condotti da Giuseppe Zampiga e Alessandro Azzaroni sullo scorcio del secolo e conclusi nel giugno del 1900 (Ricci 1933 pp. 107-111; Novara-Ranaldi 2013, pp. 180-182; Penni Iacco 2004, pp. 123-130). In tale contesto si inseriscono le riprese dovute allo stabilimento fotografico locale Luigi Ricci (padre dello stesso Corrado): all’interno del Fondo Santa Teresa della Soprintendenza di Ravenna si conservano infatti numerosi negativi, tra collodi e gelatine, dell'intero ciclo musivo della basilica. Tra le lastre recuperate si ritrovano diverse immagini del corteo delle sante vergini, della teoria dei santi, della Vergine e di Cristo in trono, del Palatium teodoriciano, del controverso ritratto maschile conosciuto come Teodorico o Giustiniano e dei pannelli relativi al ciclo cristologico con episodi della vita di Gesù (parobole, miracoli, Passione e Resurrezione). Sostanzialmente le lastre al collodio si situano tra i restauri di Kibel e i lavori della soprintendenza ricciana, mentre le gelatine relative al ciclo cristologico, sicuramente più recenti per via della tecnica utilizzata, paiono fare parte di un'unica campagna fotografica forse posteriore all'intervento di Zampiga-Azzaroni. Nel fondo fotografico si conservano 2 lastre - entrambe probabilmente riproduzioni di stampe positive - che ritraggono Cristo in trono con la milizia angelica: il collodio più antico 14374 in una veduta di maggior respiro comprendente le arcate del colonnato, dopo l’intervento kibeliano, e 14362 una gelatina di grande formato 30x40 focalizzata sulla sola scena con le 5 figure, comunque includente la fascia greca dovuta al duo Azzaroni-Zampiga (realizzata intorno al 1899). Unicamente 14374 presenta l’identificativo 104 della ditta apposto sull’emulsione: solo a partire dal terzo catalogo di vendita del 1882 si rintraccia il numero in abbinamento al soggetto corretto (“Il Redentore in trono e quattro angeli”), anche se l’immagine di Cristo con il seguito compare già accoppiata ad altri identificativi sin dalla prima edizione (era prassi consolidata sostituire al bisogno le etichette numerate dei vetri). Peraltro in nessuno dei cataloghi Ricci compare la possibilità di stampare in grande formato il riquadro del Redentore (l’apposizione di un asterisco accanto all’identificativo numerico precisava tale evenienza). L’impossibilità di individuare per entrambe le lastre con certezza a quale catalogo di vendita si possano riferire, determina per il collodio una datazione dubitativa da estendersi indicativamente tra l’apertura della ditta (1866) ed il terzo catalogo di vendita, ampiamente incrementato rispetto alle due edizioni precedenti; mentre la gelatina è da collocarsi tra il 1899 (quando fu dipinta la greca) e l’anno di chiusura della ditta, già passata nelle mani dei successori di Luigi Ricci, prima condotta dalla moglie poi dai Bonavita. Nel fondo esiste una terza immagine della scena: è il particolare di Cristo a mezzo busto ripreso nel collodio 13958, contrassegnato dall’identificativo Ricci 113, ovvero abbinato all’immagine corretta dal 1882 (“113.Ritratto del Redentore”), pur trovandosi tale soggetto già compreso nel precedente catalogo del 1877, pur accompagnato da un diverso numero. La cronologia di quest’ultima lastra è compresa tra la seconda e la terza edizione del catalogo di vendita
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800649270
  • NUMERO D'INVENTARIO 13958
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • DOCUMENTAZIONE ALLEGATA registro inventariale (1)
    registro inventariale (2)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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