Ravenna - Pineta

negativo, ca 1877 - ante 1882
  • OGGETTO negativo
  • SOGGETTO Pinete - Boschi - Alberi - Pini
    Paesaggio - Ambiente - Vedute - Monumenti naturali
    Emilia-Romagna - Ravenna - Pineta
  • MATERIA E TECNICA VETRO
    collodio
  • MISURE Altezza x Larghezza x Spessore: 200x240x3 mm
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO PAESAGGISTICO
  • ATTRIBUZIONI Ricci, Luigi (1823-1896): fotografo principale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • LOCALIZZAZIONE Basilica ed ex Monastero benedettino di San Vitale
  • INDIRIZZO Via San Vitale, 17, Ravenna (RA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Luigi Ricci (1823-1896) opera nella seconda metà dell’ottocento, in un contesto storico molto ricco di stimoli, quando in epoca post unitaria comincia a farsi strada l’idea di censimento del patrimonio artistico e della sua tutela. La pineta di Ravenna a quell’epoca era vista essenzialmente come riserva economica in cui esercitare varie attività: dall’allevamento del bestiame alla raccolta di legname. La grande fascia costiera tra il fiume Reno e il fiume Savio era stata parzialmente concessa in enfiteusi con pessimi risultati: disboscamento selvaggio, nessuna messa a dimora di piante giovani, nessuna cura del bosco, inserimento di coltivazione a risaia. A questo dobbiamo aggiungere la grave gelata dell’inverno 1879-80 che minacciò seriamente la sopravvivenza di parte della pineta. Nel 1881 l’ingegnere comunale Filippo Lanciani segnalò la grave situazione di degrado ambientale al prefetto da cui prese l’avvio un lungo dibattito tra coloro che si battevano per la salvaguardia dell'area verde e chi era favorevole all’abbattimento delle piante per la messa a coltura. E' solo grazie a Luigi Rava, senatore del Regno e padre delle prime leggi di tutela dell'ambiente, che comincia ad affacciarsi l’idea del bene ambientale come patrimonio della nazione e la legge 411 del 1905 "per la conservazione della Pineta di Ravenna" fu la prima legge paesaggistica d'Italia. Lo stesso Corrado Ricci nel 1905 pubblica sulla rivista Emporium un lungo scritto sulla pineta e sulla necessità di preservarne il valore storico, culturale e paesaggistico, corredandolo di moltissime immagini. Solo una di queste è identificabile come opera di Luigi Ricci (la Pineta con la brina, fatta nel 1879-80) mentre la parte preponderante del corredo iconografico è affidata a Licinio Farini, fotografo pittorialista e a Vittorio Guaccimanni, artista, incisore e fotografo dilettante. Le immagini di Luigi Ricci si collocano in questo clima, in cui la pineta assumeva anche una dimensione “letteraria”, per le molteplici citazioni, a partire dal Paradiso di Dante per arrivare fino a Byron. Le venti riprese di Luigi Ricci sono presenti nel catalogo del 1877, inserite nella sezione "Dintorni di Ravenna" come "Vedute del pineto", con numeri progressivi da 450 a 470 che diventano 484-504 nel 1882, con la pubblicazione del terzo catalogo e la rinumerazione e riorganizzazione delle lastre. La situazione resterà invariata fino all’ultimo catalogo del 1914, in cui al generico soggetto “Pineta” si abbina il solo numero 843 con la specifica (diverse tavole). Le vedute di Ricci precedono dunque la grande gelata del ‘79, e mostrano diversi scorci naturalistici, raramente animati da un figura umana. Le lastre presentano molti interventi funzionali ad una buona stampa positiva: mostrano spesso una mascheratura in carta in corrispondenza del cielo (talvolta con iscrizioni manoscritte a matita con riferimento alla topografia) o ritocchi a tempera soprattutto sulle chiome degli alberi. L’iscrizione “Vaccheria”riportata sulla maschera in carta potrebbe rimandare alla pratica più o meno lecita del pascolo in pineta (bosco e radure), presente nella seconda metà dell’Ottocento nella Pineta di Classe e di San Vitale e gradualmente spentasi nei primi decenni del Novecento. Presso la Biblioteca Classense (Fondo Corrado Ricci) è conservato un disegno dello stesso Corrado Ricci dal titolo “Armenti” e datato 1880, in cui il bestiame riposa sullo sfondo della pineta. Questa lastra è particolarmente interessante in quanto mostra, benché parzialmente nascosta dalla vegetazione, la presenza di una camera oscura portatile per eseguire in esterni il procedimento al collodio, al riparo dalla luce: l'apparecchio è dotato di treppiede, di una finestrella con sportello sulla parte anteriore ed è provvisto di una protuberanza verticale probabilmente utile a convogliare la luce proveniente dal cielo su di un filtro rosso per il controllo della sensibilizzazione e lo sviluppo delle lastre all'interno della camera. Poco distante è visibile un carro certamente utilizzato per il trasporto dell'attrezzatura. Gli stessi elementi compaiono anche una seconda ripresa della pineta (si veda NCTN 00649167) dove sono ben visibili, quasi al centro della composizione. La lastra appartiene al fondo convenzionalmente denominato “Fondo Santa Teresa” poiché proveniente dall’omonimo Ospizio ravennate. Costituito da una parte di negativi su lastra di vetro provenienti dallo studio fotografico di Luigi Ricci, è stato acquisito nel 1979 dall’allora Soprintendente Gino Pavan su indicazione del cardinale Ersilio Tonini
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800649174
  • NUMERO D'INVENTARIO 14452
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • ISCRIZIONI sulla mascheratura in carta: in alto a sinistra - Vaccheria - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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