Nosce te ipsum. Amore sulla bilancia
decorazione a intarsio
post 1524 - ante 1530
Capoferri, Giovan Francesco; Lotto, Lorenzo; Lotto, Lorenzo; Ludovico Da Mantova (1497 Ca.-1534; 1480 Ca.-1556; 1480 Ca.-1556; Notizie Sec. Xvi Prima Metà)
1497 ca.-1534; 1480 ca.-1556; 1480 ca.-1556; notizie sec. XVI prima metà
allegorie, simboli e concetti
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO decorazione a intarsio
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MATERIA E TECNICA
legno/ intarsio
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ATTRIBUZIONI
Capoferri, Giovan Francesco; Lotto, Lorenzo; Lotto, Lorenzo; Ludovico Da Mantova (1497 Ca.-1534; 1480 Ca.-1556; 1480 Ca.-1556; Notizie Sec. Xvi Prima Metà)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE
- LOCALIZZAZIONE Basilica di S. Maria Maggiore
- INDIRIZZO Piazza Rosate, Bergamo (BG)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel 1522 il Consorzio della Misericordia Maggiore di Bergamo decise di dotare la basilica di Santa Maria di un nuovo coro confacente alla progettata pala d'argento e rame dell'altare maggiore e il 18 settembre di quell'anno deliberò di trattare con il legnaiolo e intarsiatore loverese Giovanni Francesco Capoferri per l'esecuzione dell'opera. L'artefice era noto a Bergamo fin dall'anno precedente per aver collaborato con fra' Damiano Zambelli all'esecuzione del coro intarsiato nella chiesa domenicana di Santo Stefano (ora in San Bartolomeo), inoltre il pittore Lorenzo Lotto gli aveva fatto tradurre in tarsia un suo disegno dell'Annunciazione (poi inserita nel bancale del celebrante, cfr. foto n. 904a) e questa dimostrazione aveva convinto il Consorzio ad affidare il lavoro al loverese. Al Capoferri, direttore dell'impresa del coro, fu affiancato il marangone Giovanni Belli di Ponteranica per i lavori di intaglio. Il principale teologo della città, fra Girolamo Terzi, fu incaricato di fornire le "inventiones" da dare ai pittori che avrebbero disegnato i cartoni da intarsiare. Il progetto della struttura del coro fu messo a punto dallo stesso Capoferri che visitò varie città del Nord-Italia per vedere altri cori intarsiati e che nel luglio-agosto 1523 si recò più volte a Milano dal pittore e architetto trevigliese Bernardo Zenale per sottoporgli il modello del coro. Dopo aver acquisito alcuni cartoni forniti da pittori diversi, tra cui Lotto, Andrea Previtali, Francesco Rosso di Pavia, il 29 ottobre 1523 il Consorzio affidò i cartoni delle tarsie del coro al pittore bergamasco Nicolino Cabrini, di cui non si conosce nessuna opera se non la profilatura di alcune tarsie e che morì poco dopo, nel gennaio del 1524. Il 12 marzo 1524 il Consorzio incaricò dunque Lorenzo Lotto di eseguire i disegni per le tarsie da inserire negli schienali del coro ligneo della chiesa; dopo pochi mesi (2 giugno 1524) gli commissionò anche i pannelli intarsiati ("coperti") che dovevano proteggere le preziose tavolette. Le tarsie principali sarebbero state policrome, mentre i coperti a monocromo: questi ultimi avrebbero avuto come ornamento immagini simboliche in relazione coi contenuti delle "storie" da proteggere. Lotto inizialmente effettuò anche la 'profilatura' delle tarsie, ovvero la loro rifinitura finale mediante stucco nero per i contorni delle figure e con ombreggiatura a fuoco per il chiaro-scuro, ma un contrasto di natura economica frenò la sua disponibilità: il Consorzio non intendeva riconoscergli un compenso maggiore per le quattro tarsie grandi dell'iconostasi. La profilatura fu allora effettuata dallo stesso Capoferri e dai pittori Andrea Previtali, Ludovico da Mantova e Lucano da Imola. Trasferitosi a Venezia nel dicembre del 1525, il pittore continuò a disegnare i cartoni delle tarsie e a inviarle a Bergamo fino al 1532, realizzando complessivamente 35 tarsie con storie bibliche di cui 4 grandi per l'iconostasi e 31 più piccole collocate oggi negli stalli del coro dei laici e nei due bancali del presbiterio; inoltre eseguì 32 tarsie a soggetto simbolico delle quali 28 costituivano i "coperti" delle tarsie istoriate e che oggi sono inserite negli schienali del coro degli ecclesiastici. La tarsia di "Amore sulla bilancia" si trova nell sua collocazione originaria, all'entrata nel coro a sinistra, quasi come monito a conoscere se stessi e la propria natura prima di iniziare il viaggio iniziatico che può compiersi attraverso la visione delle tarsie del coro: è un invito a reggere se stessi con equilibrio attraverso un processo di ascesi guidato da Amore. Il cartone per la tarsia fu pagato a Lotto nell'agosto 1524, mentre la traduzione in tarsia fu realizzata da Capoferri entro il 1527. Il pittore Ludovico da Mantova ne eseguì la profilatura nel 1530. Una recente interpretazione (Zanchi, 2009 a-b) vede in alcune tarsie simboliche del coro bergamasco una manifestazione del culto umanistico del Sole, inteso come figura visibile della prese
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- ENTE SCHEDATORE R03/ Congregazione della Misericordia Maggiore di Bergamo
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0