testa di Venere

scultura, ca 1934 - ca 1935

Pezzo unico in maiolica ingobbiata policroma a gran fuoco, raffigurante una testa stilizzata di divinità in turchese. La base del collo poggia su una collana in torques, la testa è a forma ovoidale e la capigliatura è realizzata con un intreccio di sottili colombini e foglie di tiglio stilizzate che, partendo dalla base, cingono la testa. Alla sommità del capo, sopra due steli secchi di papavero, poggiano due passeri che, con il becco, tengono le estremità di un "cinto", il quale, copre parzialmente la parte inferiore di una figura nuda nascente da un fiore. La scultura presenta la testa e gli elementi vegetali decorati in turchese; i passeri in giallo beige; il corpo della fanciulla in rosato; mentre il cinto è in bianco. Sul retro del collo della statua si legge il marchio dell'artista con monogramma, costituito da un cerchio crociato con le iniziali "GPA" e una fiammella nel quarto di cerchio inferiore sinistro, che simboleggia il fuoco "sacro" della ceramica.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO scultura
  • MATERIA E TECNICA MAIOLICA
  • ATTRIBUZIONI Piombanti Ammannati, Giuseppe (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco
  • LOCALIZZAZIONE Castello Sforzesco - complesso
  • INDIRIZZO Piazza Castello, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La scultura è stata realizzata a Sesto Fiorentino, nel 1935 circa, da Giuseppe Piombanti Ammannati con manifattura Premiata Fabbrica di Maioliche Artistiche Egisto Fantechi, ed esposta dall'artista, sotto la dicitura "Venere, testa in verde", alla personale di Forlì del 1942. L'esemplare in esame è da considerarsi tra le creazioni più riuscite del ceramista fiorentino che, qui, offre un'inconsueta e originale interpretazione del mito di Venere Urania. Si riferiscono all'iconografia della dea il colore turchese, che rimanda ai suoi attributi di pura e celeste, le foglie di tiglio e i due steli di papavero, piante, entrambe, sacre alla divinità, così come sacri sono gli uccelli che, nel becco, tengono saldo il magico cinto della dea che conteneva le lusinghe amorose. Nella sua personale interpretazione della dea, Piombanti, sembra aver attinto all'iconografia quattrocentesca, in particolare, alla nota Venere del Botticelli. Giuseppe Piombanti è stato un artista assai versatile, pittore, incisore, grafico pubblicitario, poeta e letterato ma è, indubbiamente, nell'arte ceramica che egli raggiunse il massimo risultato e i più grandi riconoscimenti. Diplomatosi, nel 1918, alla Scuola Professionale per le Arti Decorative di Firenze, diviene insegnante nel 1921 nella Reale Scuola per l'Arte della Ceramica Richard-Ginori di Sesto Fiorentino, ove rimase fino al 1936, ricoprendo, negli ultimi anni, la carica di direttore. A seguito di varie vicende passò, prima, alla scuola di Grottaglie, poi, a quella di Penne, e, infine, a quella di Urbino. Nel corso della sua carriera prese parte a numerose Triennali, dove non mancò di ricevere importanti riconoscimenti, tra cui la medaglia d'oro nel 1933, il secondo premio al Terzo Concorso Nazionale della Ceramica di Faenza, nel 1941, e, l'anno successivo, sempre a Faenza, il "Primo Premio al Merito in onore di Gaetano Ballardini". L'artista smetterà di realizzare ceramiche intorno alla fine degli anni quaranta e parteciperà, per l'ultima volta, nel 1952, a una rassegna nazionale, alla Terza Mostra Nazionale della Ceramica di Pesaro. Giuseppe Piombanti sviluppò, negli anni, uno stile personalissimo che, pur accogliendo la lezione di Gio Ponti, non mancherà di guardare alla tradizione popolare e rurale, con un occhio sempre attento alla contemporaneità, soprattutto, ai lavori di Arturo Martini, Libero Andreotti e Romano Romanelli, assimilati con l'arte degli antichi, in particolare, di Agostino di Duccio, Luca e Andrea della Robbia.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE SCHEDATORE R03/ UNIMI
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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