arca di Bonino da Campione (e aiuti) (terzo quarto sec. XIV)
Il monumento è composto da oltre settanta elementi, si sviluppa su tre registri: basamento, sarcofago e statua equestre. Il primo è composto da sei colonne che circondano sei pilastri ottagonali. Su di essi poggia la cassa contenente il sarcofago in pietra di Bernabò composta da quattro pannelli. Sul fronte i quattro Evangelisti, affiancati da due Dottori della Chiesa. Altri due Dottori della Chiesa si trovano sul lato opposto. Tra i due Santi una raffinata Incoronazione della Vergine. I pannelli sui lati lunghi presentano, sul fianco sinistro i santi Cristoforo, Caterina, Giorgio, Eugenio, Antonio e Giona accanto ad una Crocifissione. Sul lato opposto un Cristo in Pietà con la Vergine, san Giovanni Evangelista e due angeli reggicortina, affiancati da Barnaba, Bernardo, Giovanni Battista, Damiano Gottardo e Cosma. Sui lati del sarcofago sono gli stemmi dei Visconti. Sul plinto si innalza la statua equestre di dimensioni reali, scolpita in un unico blocco di marmo, ad eccezione della testa.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO arca
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MATERIA E TECNICA
marmo/ doratura/ policromia
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ATTRIBUZIONI
Bonino Da Campione (e Aiuti)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco
- LOCALIZZAZIONE Castello Sforzesco - complesso
- INDIRIZZO Piazza Castello, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il monumento, allestito per contenere le spoglie di Bernabò Visconti, signore di Milano, morto il 19 dicembre 1385 nel castello di Trezzo d'Adda dove era stato imprigionato dal nipote Gian Galezzo che ne aveva usurpato il potere, proviene dalla Chiesa di S. Giovanni in Conca a Milano destinata ad ospitare le tombe di famiglia. Tra il 1813 e il 1814 l'arca è trasferita nel Palazzo di Brera. Nel 1867 anno dell'inaugurazione del Museo Patrio di Archeologia è collocata nella ex Chiesa degli Umiliati, al centro della navata maggiore, dove rimane fino al 1898, quando viene trasferita sotto il Portico del'Elefante del Castello Sforzesco poi nella cappella di S. Donato e, infine, nel 1954, nella seconda sala del Museo d'Arte Antica. Il cavallo è un capolavoro della statuaria trecentesca, sintesi di naturalismo e idealizzazione, che trova il suo apice nel muso. Il condottiero, fiero, siede su una sella da parata con armatura "alla leggera", un tempo policroma e costellata di stemmi, motti e imprese araldiche. Sul petto è il biscione visconteo. Il monumento è affiancato dalle Virtù cardinali: Fortezza e Temperanza. Attribuito a Bonino da Campione è il gruppo equestre, mentre in altre parti si riconoscono le mani dei collaboratori. Alcuni elementi inoltre potrebbero essere di riuso, forse realizzati per altri monumenti funebri poi smembrati. Un simile procedimento potrebbe essere giustificato dalla necessità di portare velocemente a compimento l'opera dopo l'improvvisa scomparsa di Bernabò nel dicembre 1385, forse anche per la volontà di Gian Galeazzo preoccupato di fugare i sospetti circa l'avvelenamento dello zio. La statua equestre risulta precedente la realizzazione dell'intero monumento, poiché viene ricordata dal Petrarca che la vede durante il suo soggiorno milanese tra il 1353 e il 1363, accanto all'altare della Chiesa di S. Giovanni in Conca. La testa inoltre potrebbe non essere state scoperta ma originariamente protetta da un elmetto, come dimostra il segno di un cinturino di cuoio scolpito sul retro, ad accentuare il carattere aggressivo della statua. (Vergani, 2012)
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0