Bozzetto per il monumento alla famiglia Cairoli. Eroi del Risorgimento

scultura, post 1895 - ante 1895

Il bozzetto in gesso per il monumento nazionale commemorativo alla famiglia Cairoli, eroi risorgimentali pavesi, è costituito da una piramide tronca, molto bassa e larga alla base, dal centro della quale si eleva una sorta di onda che racchiude una figura femminile ed un cannone, due simboli che alludono al travolgente e drammatico vortice in cui si è trovata Adelaide Cairoli Bono, madre dei cinque eroi garibaldini. Tutt'intorno si distribuiscono le figure, isolate, dei fratelli Cairoli, uno è steso a terra caduto, in un angolo un altro chinato soccorre il fratello ferito, un'altra figura si inginocchia pronto per l'agguato ed un altro ancora corre all'assalto. Lungo la bassa base, interrotta al centro di ogni lato da un gradino, si evidenziano fiori, palme e arbusti quasi graffiti che creano raffinati effetti pittorici, anticipando le 'flessuosità e ricercatezze liberty'. Sul basamento è incisa, in caratteri capitali, la firma "Leonardo Bistolfi".

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO scultura
  • MATERIA E TECNICA gesso/ modellatura
  • ATTRIBUZIONI Bistolfi, Leonardo (1859 - 1930)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei Civici di Pavia
  • LOCALIZZAZIONE Castello Visconteo
  • INDIRIZZO Viale XI febbraio, 35, Pavia (PV)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il bozzetto di Leonardo Bistolfi, artista di grande valore e maestro della scultura Liberty, viene presentato al concorso indetto dal Municipio di Pavia nel 1890 per l'erezione di un monumento nazionale commemorativo alla Famiglia, di eroi risorgimentali, Cairoli. Alle realizzazione del monumento agli eroi garibaldini contribuiscono 291 Comuni (la sottoscrizione per la realizzazione di monumenti, busti, lapidi a vari eroi del Risorgimento, promossa da singole amministrazioni comunali o da associazioni private locali, è una prassi molto diffusa, alla quale aderiscono anche privati cittadini). Nel bando del concorso del 3 maggio 1890 viene richiesto un modello in gesso, "di III categoria, cioè tra quelli più modesti nella forma, ma non meno importanti per il concetto che li ispira", di dimensioni pari ad un decimo del monumento finale, che a fine gara sarebbe rimasto di proprietà della Civica Scuola di Pittura pavese. Al concorso partecipano personalità di spicco dell'epoca, oltre a Bistolfi: Carlo Abate, Pietro Bordini, Antonio Carminati, Giudici, Eugenio Pellini e Enrico Cassi. La soluzione innovativa e anticonvenzionale conferita da Bistolfi al soggetto, in un primo momento sembra piacere ai committenti, infatti in una lettera all'amico Pellizza da Volpedo scrive "i giudici al solito han trovato il bozzetto bellissimo" (e favorire lo scultore casalese) e viene anche premiato dalla giuria del concorso con le opere di Abate e Bordini. In realtà, nonostante la netta superiorità artistica di Bistolfi, il gusto conservatore e ancora legato alla tradizione della committenza civica si orienta verso proposte più tradizionali e accademiche. Gli viene preferito il bozzetto molto realistico di Enrico Cassi, scultore già attivo in città, in cui il messaggio celebrativo e la riconoscibilità dei componenti della famiglia Cairoli sono molto più chiari, rispetto all'opera di ispirazione simbolista del maestro casalese. Si tratta di un momento significativo per la vita culturale della città, tanto che viene riservato molto spazio alla scelta del luogo idoneo dove collocare il monumento, per il quale vengono documentate numerose ipotesi poi scartate. Nel 1893 è anche indetto dal "Corriere Ticinese" un referendum che invita l'opinione pubblica ad esprimere il proprio parere sull'area più adatta ad accogliere il Monumento Nazionale alla Famiglia Cairoli. Tra le dodici località proposte, viene prescelta piazza del Popolo. L'aspetto del posizionamento del monumento è così importante che viene arretrata la fronte della caserma del Lino (antico convento della chiesa di San Tommaso) e vengono anche invitati tutti proprietari degli stabili che si affacciano sulla piazza a dare maggior decoro tinteggiando le facciate proprio in vista delle celebrazioni in onore dei patrioti concittadini. La piazza deve risultare consona all'importanza che avrebbe assunto proprio in virtù della futura collocazione del monumento ai Cairoli. Il monumento, per il quale lo scultore Enrico Cassi e l'architetto Ernesto Quadri progettano anche la sistemazione urbana all'interno della piazza, viene inaugurato solennemente il 14 giugno 1900. Ma già dopo 12 anni la soluzione urbana non sembrava idonea all'importanza del gruppo plastico, tanto che si progetta il trasferimento nella più prestigiosa piazza Mezzabarba. Nel 1912 il qualificato giudizio di Bistolfi viene richiesto dalla Commissione municipale, in vista del possibile trasferimento del monumento in una sede più idonea e di rappresentanza. La soluzione del bozzetto di Bistolfi, decisamente innovativa e anticonvenzionale, di stacca dalla tradizionale statuaria commemorativa. Per quest'opera si è parlato di "dinamismo pittorico-luministico impresso alla composizione" che viene modellata con un "plasticismo che fonde armonicamente motivi reali e simbolici". Questo carattere innovativo non verrà più replicato da Bistolfi in altre composizioni, se non parzialmente solo nel più tardo monumento marmoreo a Giosuè Carducci di Bologna, inaugurato solennemente, alla presenza del re Vittorio Emanuele III e della regina Elena, di Mussolini e del Podestà Arpinati, il grande monumento a Carducci. Inoltre proprio nel 1895 viene inaugurato a Milano il monumento di Giuseppe Grandi alle "Cinque Giornate" al quale Bistolfi si ispira specie nella figura femminile così vicina alla donna che rappresenta la prima giornata e "l'incitamento alle barricate", addirittura superandolo "in audacia di invenzione" la monumentale opera milanese.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Provincia di Pavia
  • DATA DI COMPILAZIONE 2014
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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