figura femminile nuda
dipinto
ca 1965 - ca 1980
Ajmone Giuseppe (1923/ 2005)
1923/ 2005
Figura femminile nuda accucciata, con testa china su sé stessa.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
carboncino su carta
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ATTRIBUZIONI
Ajmone Giuseppe (1923/ 2005)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Fondazione Davide Lajolo
- LOCALIZZAZIONE Fondazione Davide Lajolo
- INDIRIZZO Via Giovanni Bellezza, 12, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Lo stato di abbozzo, col tratto di matita più volte ripassato e corretto, e l'indicazione, a destra della figura, dei colori pensati per completare l'opera (bruno, grigio, giallo, verde) rivelano chiaramente che il disegno è uno studio per un dipinto.\nA proposito della abbondante produzione di disegni in funzione di abbozzi da parte dell'artista, interessante è quanto espresso da Ajmone stesso in un'intervista con Giuseppe Bonini che introduce il catalogo di un'antologica del pittore (Palazzo dei Diamanti, Ferrara, 1984). Qui egli parla diffusamente del passaggio dallo schizzo, che reputa come qualcosa facilmente "funziona", al dipinto su tela, in cui l'introduzione del colore aziona un meccanismo che procede quasi secondo una propria logica, in cui il pittore deve essere pronto a cogliere i suggerimenti offerti dai colori stessi, dai loro rapporti e dalla loro stesura. A testimonianza poi del valore attribuito dall'artista a disegni e abbozzi, in conclusione di questo discorso egli sostiene: "Mi piacerebbe molto stendere una grandissima tela in grado di raccogliere tutti gli studi preparatori e poi allestire una mostra in cui sia documentata l'intera operazione. Tutto il lavoro sotteso a un'opera d'arte non viene esposto molto spesso e, anzi, rimane nascosto, censurato alla vista" (Bonini, 1997, pp. 83-84).\nQuanto al tema del nudo femminile, esso è preponderante nel lavoro di Ajmone e molti sono i critici che hanno scritto sull'argomento, da Marco Valsecchi a Vittorio Fagone, Dino Buzzati, Giorgio Mascherpa, Roberto Tassi. \nDavide Lajolo, che aveva conosciuto Ajmone nei primi anni del dopoguerra, quando il pittore collaborava con la Casa Editrice Einaudi e poi con il "Politecnico" accanto a Pavese, scrive: "La sua musa è monocorde (si può anche scherzare con Ajmone). Un nudo di donna, poi ancora un nudo di donna, sempre più rarefatti nell'aria, ombre, larve, ostinato a raggiungere la perfezione." (Lajolo, 1984, p. 145).\nImportante poi, è, ancora una volta, la testimonianza dell'artista stesso, contenuta in una sua lettera al gallerista Giulio Bergamini in cui ricorda le riflessioni intorno al corpo e alla sua fascinazione, scaturite, in un'aula di studio dell'accademia milanese, dal confronto tra i corpi perfetti dei calchi in gesso e quelli, imperfetti, dei modelli in carne ed ossa. "(...) quello che posso fare è testimoniare del tenero interesse che quel corpo continua ad esercitare sul mio lavoro da quel lontano 1941, approfittando subdolamente anche della mia paranoica ostinazione" (Bonini, 1997, pag. 84).
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- ENTE SCHEDATORE R03/ Fondazione Davide Lajolo
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0