San Giovanni Battista in preghiera
dipinto
ca 1387 - ca 1391
Spinello Aretino (attribuito)
1346 ca.-1410
Frammento di affresco.\nBusto di San Giovanni Battista, inclinato in avanti, con le mani giunte in preghiera e gli occhi chiusi, vestito di pelli grigio-ocra, un manto rosso, lunghi capelli modellati in ciocche e barba. Aureola a graffito con dorature (stacco da muro) quasi interamente perduta o rifatta. Visibili integrazioni nei due angoli inferiori e in generale al margine.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
intonaco staccato/ pittura a fresco
- AMBITO CULTURALE Ambito Toscano
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ATTRIBUZIONI
Spinello Aretino (attribuito)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei Civici di Pavia
- LOCALIZZAZIONE Castello Visconteo
- INDIRIZZO Viale XI febbraio, 35, Pavia (PV)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il frammento di affresco staccato raffigura San Giovanni Battista in preghiera e proviene da un ciclo realizzato da Spinello Aretino nella Cappella di San Giovanni Evangelista nella Chiesa del Carmine di Firenze, dopo il 1350 su volontà testamentaria di Vanni. Un tempo ritenuta opera di Giotto, la decorazione fu distrutta da un incendio che, nonostante l’iscrizione al verso riporti la data del 1768, storicamente è avvenuto nel 1771.\nAltri frammenti di affresco della cappella sono conservati alla National Gallery di Londra (Apostoli oranti), due a Liverpool (Salomé; Il Bambino San Giovanni presentato a Zaccaria), sei nel Museo dell’Opera di Pisa, acquistati nei primi dell’Ottocento dal Lasinio, e la “fantesca della Visitazione” nel Museum Boijmans Van Beuningen a Rotterdam, venduto il 19 maggio 1939 come “sienese school” presso Christie’s a Londra (Longhi 1960).\nCome riporta il Maiocchi nel catalogo della Pinacoteca (1900 ca.), il marchese Malaspina annotava che il pezzo dipinto “fu eseguito pel nuova con molta espressione e venne questo salvato da un incendio che distrusse la chiesa del Carmine di Firenze accaduto il 1768, e questo è l’identico di cui parla il Vasari tomo II a carte 79 e per tale assicurato in Toscana. Lo attribuiva a Giotto”. Ritenuto dal Maiocchi invece di un “ignoto della scuola di Giotto”, fu in seguito Georg Vitzthum il primo a riferire il frammento pavese a Spinello Aretino (1906), attribuzione confermata poi dal Venturi (1907) e dal Van Marle (1924). La datazione si deve invece a Pietro Toesca (1951), che la colloca nel 1385. Roberto Longhi (1960) invece, analizzando il frammento raffigurante la “fantesca della Visitazione”, rileva delle affinità stilistiche con l’altare di Quinto Fiorentino dell’Aretino, spostando la cronologia al 1393 circa.\nÈ possibile conoscere l’aspetto della decorazione della cappella con le Storie di San Giovanni Battista grazie alle incisioni del pittore e mercante inglese Thomas Patch (1725-1782), che riprodusse ogni scena affrescata nel XVIII secolo durante il suo soggiorno a Firenze (G. Coco, Un inglese con la passione per i primitivi. Thomas Patch a Firenze, in «Studi di Memofonte», XVIII, 2017, pp. 1-30 https://doi.org/10.25433/2038-0488/s6bc-s755). Nell’introduzione, egli dichiara: «Queste pitture di Giotto nella Chiesa del Carmine non si vedranno mai più fuor che in queste mie stampe, poiché sono state distrutte dall’incendio del 28 Gennaio dell’anno passato [...] Io solamente ne ho salvati pochi pezzi concessimi dai padroni che ho potuto staccare dal muro» (T. Patch, Tommaso Patch al lettore, in Pitture di Giotto nella chiesa del Carmine, Firenze 1772). Nello specifico, il frammento pavese si riferisce alla scena del martirio del Santo (cfr. immagine allegata).\n
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE S27
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0