Annunciazione. Annunciazione

dipinto, - ante 1719

Il soggetto dell'Annunciazione, uno dei più consueti nell'iconografia sacra controriformista, è qui trattato secondo la tradizione postridentina: non più l'ambientazione dell'evento entro una stanza, con l'Angelo e la Vergine soli protagonisti, ma un'articolata e complessa composizione, sospesa tra terra e cielo, cui anche partecipano angeli, putti e cherubini i quali, variamente e graziosamente atteggiati sulle nubi, commentano sorridenti e plaudono l'azione principale. Flessuose ed eleganti le pose delle due figure principali, i panneggi morbidamente plastici, i corpi dall'andamento sinuoso, gli arti finemente disegnati, i volti sensibili ed espressivi: quello dolcemente comunicativo dell'angelo annunciante e quello quietamente sorpreso di Maria, che arretra e alza la mano per lo stupore. La cultura figurativa cui fa riferimento la grande pala della collezione Strozzi è certamente quella lombarda derivata dai Procaccini, sia da Giulio Cesare (sua l'Annunciazione nella Sacrestia Nuova della Certosa di Pavia), di cui si riconoscono alcuni stilemi e l'impronta del dinamismo barocco, sia dal nipote Ercole il giovane. Alla bottega di quest'ultimo si era formato Federico Bianchi, attivo a Milano a partire dal 1658.

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