Madonna con Gesù Bambino San Giovanni Battista bambino e Sant'Elisabetta. Madonna con Gesù Bambino San Giovanni Battista bambino e Sant'Elisabetta

dipinto, sec. XVI ultimo quarto

Il dipinto presenta, in primo piano, le figure della Vergine col Bambino e il piccolo san Giovanni Battista e, leggermente scostata, santa Elisabetta (o sant'Anna?); in secondo piano, si intravede san Giuseppe.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Cremonese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei Civici di Pavia. Collezione Strozzi
  • LOCALIZZAZIONE Castello Visconteo
  • INDIRIZZO Viale XI febbraio, 35, Pavia (PV)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il modello di riferimento per l'anonimo maestro è costituito da un olio su tavola, attualmente conservato nelle collezioni del Prado di Madrid. Al museo spagnolo era pervenuto, dopo essere appartenuto a Carlo I d'Inghilterra, tramite le collezioni di Filippo IV di Spagna, che lo aveva soprannominato "la perla", dal momento che lo considerava il pezzo più prestigioso della propria raccolta. Viene identificato con un'opera di analogo soggetto, ricordata da Vasari, commissionata dai conti di Canossa a Raffaello Sanzio negli ultimi anni della sua vita. Potrebbe aver subito anche interventi di Giulio Romano, la cui entità è stata, tuttavia, ridimensionata dalla critica più recente. Dal modello deriva direttamente il gruppo piramidale della Vergine col Bambino e san Giovannino, mentre vengono variate, seppur mantenute in posizioni simili, le figure di santa Elisabetta e san Giuseppe. Completamente differente è, invece, la scelta del paesaggio: qui, più naturale e con il costruito quasi impercettibile, relegato dietro al filare di alberi sulla sinistra; nel modello, molto più antropizzato e chiuso sulla sinistra da una quinta architettonica. È verosimile che il rapporto con l'originale sia stato mediato da una traduzione calcografica, dal momento che tra i due dipinti discordano le scelte cromatiche. Nel dipinto pavese, inoltre, i forti contrasti luministici del modello, dovuti all'applicazione di nerofumo, si stemperano in una luminosità più naturale e diffusa e, seppur permane il cielo tempestoso, l'atmosfera notturna, colta al primo albeggiare, sembra farsi più crepuscolare. Di estremo interesse appaiono certe differenze - che potrebbero di primo acchito essere giudicate marginali - in quanto sembrano acquisire valenze di sapore controriformista. Si pensi, in particolare, ai panneggi che vengono aggiunti o leggermente spostati, così da coprire le pudende dei due bambini, alla diversa posizione di santa Elisabetta o alla sostituzione della culla in paglia intrecciata di Gesù, letta come una prefigurazione del sepolcro, con un non meglio identificato elemento di appoggio, coperto da un tessuto prezioso. Tali modifiche, infatti, benché apparentemente casuali, sembrano tese a togliere quotidianità familiare alla scena rappresentata e a sottolineare i rapporti gerarchici piuttosto che i legami affettivi, rendendo chiaro con immediatezza che il centro della composizione è il futuro Salvatore del genere umano: è di lui che è in adorazione santa Elisabetta ed è a lui che porge un cesto di frutta in omaggio il piccolo san Giovanni. Da sottolineare, infine, che alcuni dettagli, come il coniglio sul margine sinistro o l'attenzione per le specie botaniche in primo piano, sembrano ancora di ascendenza quattrocentesca, forse riprese più per il loro valore naturalistico che per l'originaria valenza iconografica. L'aspetto generale dell'opera - in particolare l'insistito naturalismo, squisitamente lombardo, che sembra declinato ad assecondare istanze di carattere controriformista - può forse suggerire di orientarsi verso l'ambiente cremonese successivo ai Campi.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Musei Civici di Pavia
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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