Storie della Vergine e dell'infanzia di Cristo

dipinto, - ante 948

L'insieme consta di due nuclei tematici che descrivono episodi tratti dalla vita della Vergine e dall'infanzia di Gesù, ispirati ai testi evangelici canonici e ai vangeli apocrifi, quei vangeli non ritenuti ufficiali dalla Chiesa. Secondo l'organizzazione spaziale studiata dagli artisti, il registro inferiore è composto dalle scene dell'Annunciazione, della Visitazione, della Prova delle acque amare, del Sogno di Giuseppe e dell'Andata a Betlemme. Nel registro superiore, invece, si possono ammirare gli affreschi raffiguranti la Natività con l'Annuncio ai pastori, l'Adorazione dei Magi (questa sulla controfacciata dell'arco trionfale dell'abside) e la Presentazione al tempio. A causa del pessimo stato di conservazione ulteriori tre scene non più decifrabili sul registro inferiore. Completano il ciclo tre clipei sopra le finestre dell'abside, dei quali solo quello centrale raffigurante il Cristo benedicente si è conservato. Nell'arco gli anonimi artisti eseguirono l'Etimasìa, allusione alla seconda venuta di Cristo. L'alto esito qualitativo denuncia un'ampia familiarità delle maestranze con la cultura antica, riscontrabile, in particolare, nell'equilibrio strutturale delle composizioni e nell'attenzione per il dato naturalistico e la resa dei volumi.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • AMBITO CULTURALE Maestranze Bizantine
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Maria foris portas
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Fuori dall'antico tracciato delle mura di Castrum Sibrium (Castelseprio, Varese) sorge la piccola chiesa di Santa Maria foris portas, edificio ad aula unica con tre absidi disposte a trifoglio ed atrio rettangolare. Al suo interno, nella zona presbiteriale e absidale, si conserva uno straordinario ciclo di affreschi alto-medievali di datazione assai problematica. Le scene si susseguono su due registri sovrapposti su uno zoccolo dipinto, la cui lettura procede da sinistra a destra sulla fascia più alta e in senso opposto su quella bassa. Il ciclo di affreschi fu riscoperto nel maggio del 1944 dal noto storico e archeologo Gian Piero Bognetti (1902-1963). Sebbene analisi scientifiche su campioni di varia natura siano state condotte anche di recente (2012), l'unica datazione certa è l'anno 948, termine entro il quale gli affreschi furono certamente conclusi. Tale data è suggerita da alcuni graffiti incisi sullo zoccolo, insieme ad altre iscrizioni meno determinanti, sotto ad un'intonacatura del XV secolo che fanno riferimento ad Arderico, generalmente riconosciuto nell'arcivescovo di Milano (936-948). Dal momento del rinvenimento sono state avanzate ipotesi di datazione discordanti. Queste si fondano, per lo più, su considerazioni di ordine stilistico tutte basate sul riscontro dei medesimi caratteri ellenistici, di volta in volta applicati a differenti ambiti cronologici. Le molte proposte avanzate, dalla fine del VI alla prima metà del X secolo, ruotano attorno alla diversa valutazione delle pitture come una estrema sopravvivenza della cultura antica o, in alternativa, come la prova di una sua consapevole e più tarda riscoperta. Gli esami scientifici più recenti, anche se non del tutto risolutivi, sembrerebbero supportare la seconda ipotesi spingendo la datazione verso il X secolo, ipotesi già formulata nel 1951 ma sinora poco accreditata. Anche l'origine effettiva delle maestranze resta una questione irrisolta: sebbene una provenienza da Costantinopoli non sia del tutto dimostrabile, il riferimento generale all'area dell'Oriente cristiano è unanimemente accettato, aspetto che permette di definire il ciclo come una rarissima testimonianza di pittura "bizantina" in Lombardia, il cui valore ha contribuito nel 2011 all'inserimento del sito nel patrimonio Mondiale dell'UNESCO.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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