Cucina. Cucina
dipinto,
ante 1580 - ante 1581
Campi, Vincenzo (1530/1535 Ca.-1591)
1530/1535 ca.-1591
genere
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Campi, Vincenzo (1530/1535 Ca.-1591)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE
- LOCALIZZAZIONE Palazzo di Brera
- INDIRIZZO Via Brera 28, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto pervenne a Brera nel 1809 insieme ad altri tre dipinti sempre del Campi, la "Fruttivendola", i "Pescivendoli" e i "Pollivendoli", in seguito alla soppressione napoleonica del convento gerolimita di San Sigismondo a Cremonadove erano presenti, sin dal 1798 insieme ad altri dipinti ("Lo spazza casa così detto il San Martino", i "Mangiaricotta" ed altre opere forse autografe), nella sala della foresteria del convento, come riportato nell'inventario redatto dal padre pro-economo Bonifacio Maria Luccasetti. Le quattro tele, definite i "Quattro elementi" secondo l'elenco redatto nel 1803 dal pittore Santi Legnani, entrarono a Brera, mentre il "San Martino" e i "Mangiaricotta" furono venduti all'incanto. In uno primo tempo la "Fruttivendola" e i "Pescivendoli" vennero attribuiti a Giulio Campi, mentre le due tele braidensi, "Cucina" e "Pollivendoli", furono attribuite al fratello Antonio. Solo nel Novecento, successivamente al rinvenimento di cinque tele con soggetti identici, firmate e datate dal pittore tra il 1580 e il 1581, e conservate fin dalle origini nella Speisensaal del castello di Kirchheim in Baviera di proprietà Fugger, si attribuirono le tele milanesi a Vincenzo Campi. Non è dato sapere se le tele furono commissionate direttamente al pittore dai monaci gerolimitani o se giunsero più tardi nella foresteria. Il fatto però che i soggetti rappresentati rinviino, attraverso simbologie allusive, alla moderazione nell'assunzione e consumo del cibo, e che le tele si trovassero esposte nella foresteria, luogo di passaggio di pellegrini e viaggiatori, fanno pensare che, per il loro valore altamente istruttivo, potrebbero essere state commissionate dai gerolimitani. Il dipinto in questione appartiene a quel filone iconografico denominato "pittura ridicola", genere che godette di molta fortuna in Lombardia nel Cinquecento, il cui scopo era quello di provocare la risata nello spettatore. Così tutta la scena è costituita da una serie di episodio ironizzanti il momento della preparazione di un pasto. Secondo lo Spike (1983), i dipinti potrebbero essere un gruppo omogeneo nato per esprimere un tema allegorico incentrato sui Quattro Elementi, espressione della potenza del Creatore, di cui la "Cucina" illustrerebbe il Fuoco e le altre la Terra, l'Acqua e l'Aria. La tela in questione è l'opera che si avvicina meglio ai modelli fiamminghi e nordici, in particolare l'episodio dei due cuochi ricorre frequentemente nelle opere dello Aerrtsen, del de Beuckelaer o di Martin van Cleef, così come il motivo del bambino che soffia nella vescica, episodio tipico della pittura nordica. Da una tela del van Cleef conservata a Verona al Museo di Castelvecchio, il Campi riprende in maniera identica la posizione assunta dal gatto. Della tela, esiste una buona replica di bottega che non si esclude possa essere opera realizzata "a quattro mani" dal Campi e dal suo allievo, Luca Cattapane.
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- ENTE SCHEDATORE R03/ Accademia di Belle Arti di Brera
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0