Madonna con Bambino e sant'Anna
dipinto,
ca. 1625 - ca. 1629
Caccia Guglielmo (attr.)
1568/ 1625
Al centro della tela si vede Gesù Bambino sorretto rispettivamente a sinistra e a destra dalla Madonna e da sant'Anna; nella mano destra tiene una mela; la Madonna è appoggiata ad un piano su cui si trovano alcune erbe e sull'avambraccio destro tiene lo scapolare.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
OLIO SU TELA
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ATTRIBUZIONI
Caccia Guglielmo (attr.)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Fondazione Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi. Raccolte d'arte della Fondazione Biblioteca Morcelli Pinacoteca Repossi
- LOCALIZZAZIONE Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi
- INDIRIZZO Via Bernardino Varisco, 9, Chiari (BS)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto pervenne alla Pinacoteca Repossi grazie al lascito di Antonio Rota risalente ad una data non precisata, ma concretizzatosi il 14 maggio 1912 quando la moglie Lucrezia Battaggia, rimasta vedova, fa trasferire l'opera al museo clarense. Infatti presso la Biblioteca Morcelli (Fondo Ginnasio, b. 1 Inventari) si conserva un biglietto da visita di Giovanni Battista Rota al verso del quale si trova una nota manoscritta di Antonio Rota con la quale egli esprime la volontà di donare alla pinacoteca clarense i seguenti tre quadri: "S. Anna del Salmeggia; S. Lucia del Paglia; B. Bernardo de' Tolomei di Daniele Crespi". Nella medesima nota Antonio Rota indica anche che, in caso di vendita, l'importo di tale operazione dovesse essere devoluto alla Congregazione di Carità. Nella medesima busta archivistica è inoltre conservato un biglietto con nota manoscritta di Lucrezia Battaggia ved. Rota indirizzato a don Luigi Rivetti, bibliotecario della Morcelliana e direttore della Pinacoteca Repossi, con cui il quadro rappresentante la Vergine con Sant'Anna viene donato alla Pinacoteca di Chiari; tale biglietto è datato 14 maggio 1912. Al momento del lascito da parte di Antonio Rota quindi il dipinto qui catalogato era ascritto a Enea Salmeggia detto il Talpino; tale attribuzione, non recensita da Rivetti, fu invece accettata in seguito da Lancini. A ricondurre al Moncalvo la tela è stato Terraroli (1991, p. 28) che con pertinenti raffronti stilistici ha collocato l'opera entro la fine del terzo decennio del XVII secolo. In effetti il dipinto è riconducibile all'artista per più di un motivo: la coincidenza nel trattare la fisionomia addolcita del Bambino che si ritrova sia nei puttini alati della cupola di San Vittore al Corpo a Milano oltre che nell'Adorazione dei Magi di Sant'Alessandro, pure a Milano, già ricordata da Terraroli dove, insieme alla stessa tipologia del viso del Bambino (qui, però) non scorciato, si notano forti tangenze anche con la fisionomia del viso della Vergine che mostra più di un punto di tangenza con la cultura leonardesca filtrata attraverso il magistero di Gaudenzio Ferrari. Altrettanto si può dire della fisionomia affilata della sant'Anna, prossima alla figura della Vergine nella Peità della parrocchiale di Golasecca per la quale il riscontro non si ferma alla tipologia del viso ma anche alla struttura cartacea (quasi metallica) del velo che copre la testa della donna. D'altro canto al mondo del Moncalvo va ascritta anche l'atmosfera umbratile nella quale sono immerse di solito le figure che emergono dal fondo scuro senza prepotenza ma con passaggi chiaroscurali morbidi, evidenziati solo attraverso bagliori quasi fosforescenti che sembrano conferire una consistenza vitrea alle forme.
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- ENTE SCHEDATORE R03/ Fondazione Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0