Riposo durante la fuga in Egitto

dipinto, ca. 1520 - ca. 1540

In primo piano al centro la Madonna tiene Gesù Bambino sulle sue ginocchia che stringe la mano a san Giovannino in piedi davanti alla Madonna, verso sinistra; dietro di loro, a sinistra, si vede san Giuseppe che dorme seduto per terra accanto all'asino; in profondità un paesaggio con montagne e un corso d'acqua.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA OLIO SU TELA
  • ATTRIBUZIONI Granacci Francesco (attr.)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Fondazione Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi. Raccolte d'arte della Fondazione Biblioteca Morcelli Pinacoteca Repossi
  • LOCALIZZAZIONE Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi
  • INDIRIZZO Via Bernardino Varisco, 9, Chiari (BS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Entrata in Pinacoteca grazie al lascito di Marianna Rota nel 1926 la tela apparteneva, secondo Maggi (2003-2004, p. 120), alla collezione di Alessio Antonio Rota, in base alla memoria stesa dal Rota nella quale affermava di possedere nella sua abitazione "una bellissima Sacra famiglia d'uno scolaro del Hostaek" (pubblicato in G. Fusari, Alessio Antonio Rota: tracce per una doverosa riscoperta, in La Cultura della Memoria. Uomini libri e carte della Biblioteca Morcelliana, Quaderni della Fondazione Biblioteca Morcelli Pinacoteca Repossi, n. 3, Roccafranca (Bs) 2002, p. 53). Tuttavia non pare plausibile questa identificazione poiché il tratto dichiaratamente italiano della tela è dichiarato anche dall'attribuzione che ne dà la distinta dei beni Rota nella quale al n. 2 si legge "Riposo in Egitto attribuito a Perin del Vaga"; a questo si aggiunga che in questo dipinto il tema della Sacra Famiglia è tutt'altro che centrale e un fine conoscitore come Alessio Antonio Rota (impegnato, tra l'altro, nella scelta di temi e artisti da reclutare per le nuove pale del Duomo di Chiari) non poteva qualificare come Sacra Famiglia un tema notissimo e molto usato come il Riposo durante la fuga in Egitto. Tanto più che, se vi fosse stata la possibilità di un fraintendimento tematico, si sarebbe declinato piuttosto su un titolo come Madonna col Bambino e san Giovannino, piuttosto che su quello collegato da Maggi alle parole di Alessio Antonio. Di fatto l'attribuzione a Perin del Vaga, recepita dai cataloghi della Pinacoteca, è stata respinta - giustamente - da Terraroli che ha individuato il prototipo del dipinto in un'opera compiuta da Francesco Granacci e conservata alla National Gallery of Ireland. In verità il dipinto clarense figurava già nell'opera sul Granacci di Von Holst (soltanto citato a sostegno da Terraroli e non, invece, indicato come fonte bibliografica) il quale lo diceva copia da un'altra versione autografa del Granacci conservata nella collezione S. A. Budgett a Ehemals, Kirklington Park. In questo dipinto, rispetto a quello di Dublino (che è senza dubbio la versione più antica di una serie di dipinti dello stesso autore) si notano gli stessi caratteri riscontrabili nella tela clarense: una maggiore morbidezza del chiaroscuro, un impianto monumentale più dichiaratamente cinquecentesco e, soprattutto, una chiara impronta raffaellesca, tipica della produzione matura del pittore. Von Holst, d'altro canto, riteneva il dipinto di Chiari una copia dell'esemplare della collezione Budgett attenuando il suo giudizio a causa del non buono stato di conservazioen dell'opera che si mostrava in buona parte ridipina (soprattutto nella zona del cielo). L'attribuzione a un ignoto copista del Seicento proposta da Terraroli è in parte condivisa da Roberto Ciabattini (comunicazione orale) che individua nel fiorentino Cosimo Gamberucci (1560ca-1621) il probabile artefice del dipinto clarense. L'ipotesi è in parte condivisibile, ma con una certa cautela; lascia, infatti, aperta la discussione il reperimento, in fase di restauro, di un nimbo raggiato sopra il capo della Vergine, in seguito occultato e sostituito da una più cinquecentesca aureola ad anello. Tale occultamento male si attaglia alle scelte di un copista: piuttosto pare chiamare in causa lo stesso autore. Le riserve di Von Holst, si è visto, erano tutte determinate dallo stato di conservazioen precario che è stato risarcito dal restauro. In questa sede si propone, anche se solo come ipotesi di studio, di considerare la tela clarense una replica autografa del Granacci: la qualità pittorica e la forza d'invenzione depongono a favore di questa tesi alla quale solo gli specialisti del settore potranno dare una risposta definitiva.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Fondazione Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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