Allegoria dell'Ospitalità
statua,
post 1849 - ante 1849
Marchesi, Luigi (1799-1874)
1799-1874
L'Allegoria dell'Ospitalità è caratterizzata da una posa e un'espressione fortemente classica. Le superfici ampie rendono la presenza monumentale, come richiesto anche dal ruolo scenografico di ingresso alla villa. L'opera raffigura una giovane donna, vestita all'antica con un peplo ed un lungo mantello, seduta su una bassa poltrona: il volto, dall'espressione calma e misurata, è leggermente inclinato verso destra ed incorniciato da morbide ciocche di capelli raccolte intorno ad una liscia corona. La giovane tiene le braccia dinnanzi a sé e con la mano sinistra regge una piccola scultura raffigurante una coppia di figure, un uomo e una donna, oggi purtroppo mancanti della testa, e dunque di difficile identificazione.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO statua
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MATERIA E TECNICA
marmo di Carrara/ scultura
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ATTRIBUZIONI
Marchesi, Luigi (1799-1874)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE
- LOCALIZZAZIONE Villa Cusani Tittoni Traversi - complesso
- INDIRIZZO Via Giovanni Maria Lampugnani, 68, Desio (MB)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera fu realizzata al passaggio di proprietà della villa alla nobile famiglia Traversi, nell'ambito di un progetto di rinnovamento del complesso architettonico promosso dall'architetto Pelagio Palagi. Egli commissionò appositamente nel 1849 a Luigi Marchesi, fratello del più noto scultore Pompeo Marchesi attivo per oltre quarant'anni presso la Fabbrica del Duomo di Milano, la statua in marmo di Carrara raffigurante l'Allegoria dell'Ospitalità, da collocare nella facciata meridionale della villa dinnanzi alla raffigurazione scultorea dell'Allegoria dell'Amicizia. L'Ospitalità era un soggetto molto consueto nelle decorazioni neoclassiche di ville e palazzi nobiliari che aveva come esempio illustre i rilievi della Villa Belgiojoso Bonaparte a Milano dedicati agli episodi mitologici di "Filemone e Bauci", modello di ospitalità caritatevole narrata dalle Metamorfosi di Ovidio, e dei Proci a casa di Ulisse, esempio di ospitalità tradita. Questi furono ideati con raffinato gusto dal Parini che, a sua volta, si ispirò al concetto classico di Xenìa, legge non scritta di protezione dei viaggiatori, secondo la quale l'ospite è sacro e protetto dagli dei, a prescindere dalla sua identità. Ospite e padrone sono infatti legati da un vincolo di reciproco rispetto e il legame è sancito dallo scambio di un dono, come potrebbe essere ricordato dalla statuetta stretta nelle mani dell'Allegoria desiana. Il significato allegorico dell'Ospitalità, dunque, è da leggere come parte integrante di un unico progetto figurativo indissolubilmente legato alla vicina rappresentazione dell'Amicizia. Entrambe le sculture, infatti, costituivano un'evidente ripresa dei modelli milanesi e un monito a chi si accingeva ad entrare nella nobile dimora. Questi, infatti, sarebbero stati accolti con estrema cortesia ma, se avessero tradito la fiducia che i padroni di casi avevano riposto in loro, sarebbero stati colpiti dalla stessa sorte riservata ai proci e ai frigi di omerica e ovidiana memoria.
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0