decorazione plastico-pittorica di Canonica, Luigi; Panza, Giuseppe; Simpson, David (||metà sec. XIX||sec. XX)
Il Salone Impero, costruito al piano terra della villa, in aggiunta al corpo principale della dimora settecentesca, si presenta a forma di parallelepipedo all'esterno, mentre all'interno la forma ovale venne ottenuta arrotondando internamente gli angoli. L'ambiente è decorato secondo uno stile tardo impero classicheggiante. La monumentalità dell'ambiente è sottolineata dalle grandi semicolonne corinzie, dai fregi in stucco con figure di putti e dall'ispirazione classica della decorazione. Sfingi, mascheroni, trofei, palmette, rosette e girali vegetali intervallati da gustosi particolari come ananas, carciofi, limoni e pere dipinti a chiaroscuro sul soffitto sono inquadrati in una moderna trama di quadrature e figure geometriche, ripetuta nei riquadri del pavimento a mosaico, realizzato con la tecnica cosiddetta "a semina". Alla mano dell'architetto-progettista della sala si deve anche il disegno delle consolles, delle specchiere, dei profili delle porte, dei lampadari di cristallo e dell'elegante decorazione della stufa a parete. I due acrilici su tela di David Simpson collocati ai lati della stufa sono Dear to Saturn (Sapphire) e a destra Quicksilver Shift, entrambi del 1994.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO decorazione plastico-pittorica
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ATTRIBUZIONI
Canonica, Luigi; Panza, Giuseppe; Simpson, David (1764-1844; 1923-2010; 1928-)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Villa e Collezione Panza. Collezione di Villa Panza
- LOCALIZZAZIONE Rustici di Villa Menafoglio Litta Panza
- INDIRIZZO Piazza Litta, 1, Varese (VA)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il grandioso Salone decorato in stile impero è l'ambiente più sontuoso dell'intera villa. Costruito tra il 1829 e il 1830 per volere del duca Pompeo Litta Visconti Arese come ambiente di rappresentanza per ospitare banchetti e accomodare gli ospiti più prestigiosi, il salone viene progettato nell'insieme e in ogni suo minimo particolare della decorazione d'interni da Luigi Canonica, l'architetto di stato ufficiale in epoca napoleonica. Ispirandosi al gusto della grandeur napoleonica, così importante per le sorti della famiglia, Canonica costruisce un ambiente a forma di parallelepipedo all'esterno arrotondando internamente gli angoli e creando un ambiente ovale impreziosito da decorazioni classicheggianti. La data 1830 leggibile sulla lapide esterna della facciata, unita a quella rinvenuta, nel corso del recente restauro, nel cornicione della sala, che riporta "M F 1831", anno della definitiva inaugurazione del salone, rappresentano dei punti di riferimento precisi riguardo l'esecuzione del complesso decorativo e ne confermano l'inserimento cronologico all'interno del tardo stile Impero. Alla grandeur imperiale richiamano i motivi degli ornati: sfingi, mascheroni, trofei, palmette, rosette e girali vegetali ripresi dai modelli del mondo classico greco e romano e inquadrati in una moderna trama di quadrature e figure geometriche, ripetuta nei riquadri del pavimento a mosaico. Canonica si occupa si ogni particolare: disegna la geometria del pavimento a mosaico veneziano, consolles, specchiere, i profili delle porte, i lampadari di cristallo e l'elegante decorazione della stufa a parete, progetta il raffinato decoro a chiaroscuro del soffitto con figure mitologiche e inusuali bouquet di frutta e verdura, con gustosi particolari come ananas, carciofi, limoni e pere. La monumentalità classica della sala, sottolineata dalle grandi semicolonne corinzie e dai fregi in stucco con figure di putti, la simmetria e l'ordine vogliono simboleggiare l'ordine della situazione politica portata dall'impero napoleonico, al quale ricordo la nobiltà dei Litta rimane fedele fin dopo il suo declino. In apparente contrasto, ma in raffinato e studiato equilibrio, vengono allestite da Giuseppe Panza due grandi opere dell'artista contemporaneo David Simpson (Pasadena, 1928) dalle cangianti cromìe, che riprendono i colori dell'ambiente in complesse variazioni che spaziano dal grigio, all'azzurro, al blu scuro, ogni volta diverse secondo l'incidenza della luce naturale che irrompe nell'ambiente dalle grandi porte finestre affacciate sul parco. I quadri di David Simpson sono solo apparentemente monocromi: a seconda delle condizioni atmosferiche e luminose, del punto di osservazione e del movimento la superficie cambia colore sotto gli occhi dell'osservatore. L'artista californiano inventa per i suoi lavori colori artificiali, non esistenti in natura: mescolando l'acrilico con la mica, pigmento metallico iridescente, crea colori cangianti e mutevoli, sovrapposti sulla tela di lino in vari strati a colpi di spatola: la gestualità dell'artista e i riflessi generano esperienze visive sempre mutevoli e fanno dell'opera un portale verso una dimensione nuova.
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0