San Michele arcangelo. San Michele arcangelo combatte Satana

dipinto, - ante 1508

Il dipinto raffigura un grande oculo illusionistico nel quale emerge San Michele Arcangelo a figura intera, in parte deformato per ottenere un effetto di visione dal basso verso l'alto e predisposto in modo da essere in diretto collegamento visivo dall'altare della cappella. L'arcangelo è rappresentato secondo la sua iconografia tradizionale, con le ali multicolori spiegate verso l'esterno da cui pende la bilancia con la quale verranno pesate le anime nel giorno del Giudizio e con indosso l'armatura, in quanto a lui viene ricondotto l'importante compito di lottare contro le forze del Male. San Michele ha infatti il braccio destro alzato con in mano la spada e si mostra qui nell'atto di colpire il demonio che sta trattenendo sotto i suoi piedi. Il diavolo, dalla pelle marrone-rossastra, viene anch'esso dipinto dal sottinsù e dunque appare di spalle al limite inferiore del tondo, con le ali che scendono dall'illusionistica apertura. Il finto oculo è costituito da un tamburo architettonico decorato a specchiature colorate e circondato da una ghirlanda ornata da frutti e nastri rossi dipinti, che si dispongono elegantemente lungo l'intero spazio della volta creando raffinati giochi geometrici e proiettando la loro ombre sul fondo chiaro.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Zenale, Bernardo (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Maria Assunta in Certosa di Garegnano
  • INDIRIZZO Via Garegnano, 28, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera è stata riscoperta al di sotto della pittura settecentesca eseguita da Biagio Bellotti nella Sala capitolare, ed è quindi riconducibile ad un prima campagna di decorazioni degli ambienti interni della Certosa, avvenuta intorno ai primi anni del Cinquecento ed ispirata ai canoni bramanteschi. Il dipinto in questione è infatti esemplificativo di un'adesione si modelli umanistici e rinascimentali, sia per l'impianto architettonico illusionistico ricreato pittoricamente sulla volta, sia per la deformazione cui viene sottoposta la figura dell'angelo per sottolinearne la visione dal sottinsù. E' probabile che questa sala sia identificabile con la cappella dedicata a San Michele Arcangelo il cui altare, già consacrato nel 1426, fu secondo le fonti nuovamente consacrato il 25 agosto 1508. A questa data, dunque, il dipinto doveva già essere stato realizzato. La critica ha suggerito per la paternità dell'opera il nome di Bernardo Zenale che, già attivo per i certosini di Pavia, potrebbe aver ricevuto la committenza anche per questo San Michele. La sua mano sarebbe riconoscibile soprattutto nella stesura degli incarnati, dipinti con pennellate dense e liscie, che definiscono abilmente volumi e modellato, seguendo la strada ormai aperta da Leonardo da Vinci nella trattazione dello sfumato per la resa dei volti. Indubbia rimane inoltre l'ispirazione fornita dall'opera dell'altra grande personalità presente nella Milano di quegli anni: Donato Bramante. A lui l'autore dell'affresco si ispira sia nella trattazione del finto oculo, che ricorda la decorazione a specchiature marmoree del tiburio di Santa Maria delle Grazie, sia nel rimando alle sue esperienze pittoriche quali i "Ritratti d'uomini d'arme" di Casa Visconti-Panigarola.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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