Boscarecce. Paesaggio boschivo

dipinto, sec. XVII seconda metà

Sala interamente dipinta ad affresco, raffigurante una serie di paesaggi boschivi inquadrati ai lati da grossi fusti d'albero in primo piano che collegano il pavimento al soffitto a cassettoni lignei, fungendo da sostegno ad una finta trabeazione naturale dipinta, che sembra sporgere dal soffitto stesso. Gli alberi dividono in questo modo più scene (bagnanti in un torrente, cacciatori, una rissa di contadini, mulattieri) raffigurate sullo sfondo di paesaggi a tratti rocciosi ed aspri, a tratti collinari e verdeggianti, in cui spesso appaiono elementi acquatici (ruscelli, laghetti, cascate) ed architettonici (mulini, castelli, case rustiche).

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Ghisolfi, Giovanni (1623-1683)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Arese Borromeo - complesso
  • INDIRIZZO Piazza Vittorio Veneto, Cesano Maderno (MB)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel settore di rappresentanza, situato al piano nobile, Palazzo Arese Borromeo mostra alcune sale caratterizzate da una decorazione naturalistica, che fungono da luoghi di passaggio e di possibile ingresso al grande "Salone dei fasti romani". Nello "Stanzino della Covetta" e nella Sala 47, denominata "la Boscareccia", sono infatti realizzati scenografici apparati illusionistici, raffiguranti paesaggi boschivi riccamente abitati da un'eterogenea fauna. Queste raffigurazioni bucoliche appaiono variamente declinate ispirandosi al paesaggio locale, anche se non mancano significative proposizioni ideali e riferimenti alla cultura esotico-orientale. La "Sala della Boscareccia", in particolare, mostra evidenti richiami alla cultura di ambito romano e offre possibili riflessioni sull'interpretazione della natura in chiave architettonica, poiché improbabili alberi dipinti sembrano qui assumere la connotazione di pilastri che reggono trabeazioni naturali, richiamando la forma elementare del trilite. I tralci che inquadrano gli sfondati prospettici divengono simbolicamente gli elementi di sostegno dei solai lignei, il cui passaggio è mediato da cornici a sfondo geometrico. Gli affreschi rappresentano un pastige botanico con coesistenze impossibili da rintracciare in natura, ma pienamente giustificate dal progetto scenografico unitario: tali accostamenti, tuttavia, mai grotteschi o forzosi, sono sempre presentati con delicata compostezza e tenue armonia. Numerosi sono anche i richiami alla flora e alla fauna del nuovo continente americano, con chiare allusioni politiche, oltre che le risposte alle istanze della cultura seicentesca, ricca di sollecitazioni intellettuali e di curiosità per le "stravaganze". Il tema della boscareccia ha infatti radici molto complesse che trovano riscontro nel gusto tipicamente barocco per il mimetismo: un bosco selvaggio è quanto di meno omologabile alla razionalità umana esista e per questo diventa il soggetto ideale per un'opera umana, quale è la pittura, inserita all'interno di un altro prodotto umano, costituito dall'architettura contenitore. Questi dipinti tuttavia, per quanto opera della mano dell'artista, sfuggono in parte al controllo del loro creatore e appaiono all'osservatore come un vero e proprio ambiente avvolgente, non dominabile in un'unica occhiata come avviene per un quadro da cavalletto, ma pervasivo come una scenografia teatrale, da cui il prodursi di un effetto di schiacciamento, di comprensione della propria condizione infinitesimale di fronte alla grandezza della natura, anche solo di quella dipinta. La presenza di diverse scene di genere all'interno dell'inquadratura naturalistica boschiva, impone inoltre allo spettatore una visione differenziata dei singoli "quadretti" per poterli ammirare fin nei più piccoli dettagli: ciò trova riscontro nell'idea, tipica della cultura scientifica seicentesca post-galileiana, di una realtà sempre in bilico tra le altezze del macro-cosmo e gli abissi del micro-cosmo, ben esemplificate dalle due grandi scoperte del XVII secolo costituite dal cannocchiale e dal microscopio. In questi ultimi anni si sono susseguite alcune interpretazioni iconografiche del tema delle boscarecce cesanesi, ponendo accenti su aspetti differenti della composizione scenografica e dei significati allegorici in essa celati: tra le ipotesi più interessanti vi è quella proposta da Andrea Spiriti che analizza il grandioso impianto figurativo dei dipinti di Palazzo, come finalizzato a qualificare Cesano come "nuovo Eden", sede cristiana e classica di un ritorno all'Età dell'oro. I dipinti della sala sono attribuiti a Giovanni Ghisolfi, pittore di origini milanese formatosi a Roma presso la bottega dello zio Antonio Volpino, particolarmente sensibile ai temi del "rovinismo" di matrice classica e alla riproposizione della natura.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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