Storie di Maria Vergine e di Cristo. Gesù tra i Dottori del Tempio e Nozze di Cana

dipinto, post 1440 - ante 1460

La scena raffigurata sulla tavoletta è divisa in due parti uguali da una doppia arcata retta da sottili colonne: sulla sinistra è rappresentata Maria che, entrando nel Tempio dopo molte ricerche del figlio Gesù, lo trova seduto su un alto trono, intento ad interrogare e ascoltare i Dottori stupiti della sua intelligenza. Nella parte destra è invece rappresentato il miracolo del cambiamento di acqua in vino: Gesù, seduto di fianco a Maria e ad altri invitati ad uno sposalizio a Cana in Galilea, indica ai due servi in primo piano di riempire d'acqua le giare e una volta che essi ne attingono per servirla ai commensali essa si tramuta in vino.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei Civici di Pavia. Collezione Verga
  • LOCALIZZAZIONE Castello Visconteo
  • INDIRIZZO Viale XI febbraio, 35, Pavia (PV)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavoletta dipinta appartiene Collezione Verga, acquistata nel 2000 dalla Regione Lombardia dal collezionista Daniele Verga e poi depositata su suggerimento di Federico Zeri presso i Musei Civici di Pavia, per riunirla ad un'altra tavoletta (oggi divisa in due) raffigurante anch'essa "Storie della Vergine e di Cristo" e attribuibile allo stesso autore, un anonimo maestro lombardo della metà del XV secolo. Le sette tavolette nel loro insieme, erano probabilmente unite a formare gli scomparti di un dossale o di un altarolo portatile, come si evince dalla presenza di tagli e tracce di cerniere distribuite lungo i margini; inoltre la similarità con l'opera della Pinacoteca Malaspina ha fatto ipotizzare una loro collocazione con la funzione specifica di sportello e la conseguente doppia visione sia dal recto che dal verso (la tavoletta di Pavia è infatti dipinta a colori da un lato e a monocromo dall'altro) (Ottolenghi, 2000). L'ambito storico-artistico di appartenenza è quello di un maestro lombardo della metà del Quattrocento, ricollegabile alle opere tarde di Michelino da Besozzo, ma ormai aggiornato alla produzione tardogotica più moderna della bottega cremonese di Bonifacio Bembo, presente anche a Pavia (Tesori salvati, 2000): egli dipinge a monocromo, facendo emergere le sottili figure dal fondo scuro color malachite con sapienti pennellate più o meno cariche di biacca, il cui ductus si alterna a tratti parallelo e a tratti più libero e sciolto, secondo le modalità documentate nella produzione su tavola, affresco e miniature sviluppatasi nell'area settentrionale fra il II° e il III° quarto del XV secolo (Ottolenghi, 2000).
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - post 1440 - ante 1460

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE