La Sibilla. Sibilla
scultura,
post 1947 - ante 1947
Fazzini, Pericle (1913-1987)
1913-1987
la Sibilla, figura storica presente nella mitologia greca e romana, corrisponde a una vergine dotata di virtù profetiche ispirata dal dio Apollo. La scultura di Fazzini ne rappresenta l'immagine in una forma lieve e raccolta su stessa, con le gambe incrociate e le braccia contrastate nella riflessione e nel pensiero, l'una adagiata al ginocchio, l'altra a sostenere il capo, dove l'acconciata capigliatura incornicia la grazia muliebre del volto. Alla base è incisa, accanto alla firma Pericle Fazzini, la data 1954, riferita alla fusione della scultura
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO scultura
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MATERIA E TECNICA
Bronzo
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ATTRIBUZIONI
Fazzini, Pericle (1913-1987)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria d'Arte Moderna
- LOCALIZZAZIONE Villa Reale
- INDIRIZZO Via Palestro 16, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Pericle Fazzini, nato a Grottammare (Ascoli Piceno) il 4 maggio 1913, inizia a lavorare nella falegnameria di famiglia, accanto ai numerosi fratelli, imparando a intagliare il legno che lavora con mani da scultore. Il talento si rivela anche agli occhi del poeta compaesano Mario Rivosecchi, amico di famiglia, che nel 1929 convince il padre avviandolo agli studi a Roma, Qui frequenta i corsi della scuola libera del nudo e studia la scultura barocca, legando amicizia ed esperienze con il pittore Alberto Ziveri, con cui nel 1930 partecipa alla IV Triennale di Monza, collaborando con l'architetto Luigi Moretti alla realizzazione della Casa del poeta. Nell'anno successivo Fazzini vince il concorso per un monumento al cardinale Dusmet, mai realizzato. I suoi interessi si estendono alla scultura moderna, ammirando specialmente l'opera di Rodin, Bourdelle e Maillol. Vincendo nel 1932 il concorso per il Pensionato Artistico Nazionale con il bassorilievo Uscita dall'arca, si guadagna per due anni un discreto mensile e l'uso di uno studio sul Campidoglio. E' un periodo molto fortunato e di intenso lavoro, accompagnato da mostre ed esposizioni che riscuotono un notevole consenso di critica. Dopo la partecipazione a Parigi alla mostra Art Italien des XIX et XX siècles e ai Littoriali dell'arte, l'artista è invitato alla Biennale di Venezia. L'inaspettato mancato rinnovo della borsa di studio erogata dal Pensionato Artistico rappresentano un primo concreto momento di seria difficoltà economica. Gli anni che seguono sono difficili, ma lo scultore con il premio in danaro vinto alla quadriennale affitta lo studio milanese di via Margutta, dove rimane al lavoro per il resto della sua vita. Isolato dall'ambiente romano, lavora alacremente realizzando in solitudine alcuni dei suoi capolavori, come il Ritratto di Ungaretti e la Danzatrice. Con la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1938, tuttavia, torna al massimo livello delle propria ricerca artistica con un gruppo di sculture. Il dopoguerra rappresenta per l'artista un nuovo periodo creativo, indirizzato alla ricerca della scultura assoluta, sublimazione della figura umana al di là della sessualità. Punto di arrivo sono la Sibilla e il Profeta, due simboli dell'uomo nel suo rapporto mistico e ascetico con l'universo, due figure che nel loro spazio riassumono l'ansia e la promessa di un nuovo "regno dello spirito". Nel 1946 Fazzini espone alla Galleria del Secolo di Roma accanto ad Antonio Corpora, Renato Guttuso, Sante Monachesi e Giulio Turcato, con opere anteriori di un decennio. Il momento rappresenta un volontario riavvicinamento alle esperienze romane nel solco della sintesi formale che aveva connotato il percorso dello scultore. Se nell'opera di Fazzini si possono individuare periodi cronologicamente successivi (dal 1929 al 1935 le origini, dal 1936 al 1945 - anni pesanti di guerra - la fase di "pausa" nell'evoluzione, dal 1946 alla metà degli anni Cinquanta una feconda ripresa, il quarto dal 1956 sino agli anni Settanta caratterizzato da una ulteriore e felice fase di ricerca), questa scultura appartiene al terzo periodo e ne rappresenta forse meglio di altri la maniera evolutiva. Un capolavoro della sintesi di ricerca di nuove forme, progressivamente affrancate dalla fedeltà alla figura. Accanto alla ricerca di movimento e di ritmo, l'autore affianca nuovi processi di stilizzazione al confine dell'intellettualismo superando il limite formalistico. La Sibilla è un modello di curve e di raccoglimento, evoca sentimento e presagio nella sensualità della forma, sintesi tra sentimento e ragione, riferimenti all'arte antica e moderna; i drammi intimi di Fazzini sono qui risolti senza compromessi e con mirabile armonia. E' con la Sibilla che vince nel I949 il Premio Saint Vincent
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0