Inverno

dipinto, ca. 1670 - ca. 1680

La cornice del dipinto è stata commissionata dal conte Luigi Lechi a Bologna.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Brandi, Giacinto; Mola, Pier Francesco (; Seguace)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Sistema Museale Montichiari Musei. Collezione Avogadro Collezione Fenaroli Avogadro Collezione Valotti Collezione Lechi
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Tabarino
  • INDIRIZZO Piazza Teatro, 23, Montichiari (BS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera è parte di un gruppo di quattro tele raffiguranti le stagioni e ora custodito presso il Museo Lechi di Montichiari (Bs). Il ciclo è documentato sin dal 1760 nel palazzo dei conti Avogadro di Brescia, passò poi in eredità ad inizio Ottocento ai Fenaroli, confluendo infine, sempre per via ereditaria, alla famiglia Lechi. I quattro dipinti rivelano un sostanziale allineamento alla tradizione rappresentativa delle stagioni. Mentre l¿Estate è impersonata da Cerere, divinità della mietitura, con la falce, le spighe fra i capelli e la torcia accesa, l¿Autunno prende come di consueto le sembianze di Bacco, con il capo cinto da una ghirlanda di pampini di vite e il corpo ricoperto da una pelle di felino. Sono invece distanti da queste contaminazioni mitologiche l¿Inverno, che ha come protagonista un vecchio intento a scaldarsi al fuoco di un tizzone, e la Primavera, rappresentata da una donna che sostiene una cornucopia dalla quale fuoriescono alcuni fiori: il rimando in questo caso sembra pertanto indirizzarsi verso l¿iconografia dell¿Abbondanza. Gli autori dell¿Estate e della Primavera e le loro date di esecuzione sono stati riconosciuti con precisione anche grazie alle iscrizioni in grafia antica sul retro delle rispettive tele. Mentre solo un attento confronto stilistico ha permesso di ipotizzare gli autori di Autunno e Inverno. In particolare quest¿ultimo non sembra appartenere alla serie sin dall¿origine poiché il personaggio barbuto che si scalda al fuoco appare in proporzione più grande rispetto alle altre tre figure che impersonano le stagioni. Rimane tuttavia evidente che queste quattro opere di grande qualità vennero volutamente commissionate ad artisti diversi, tutti strettamente legati alla cultura pittorica del tardo Seicento romano, qui riscontrabile nel classicismo scultoreo delle figure, avvolte da una luce morbida e delicatamente chiaroscurata. (Notizie storico-critiche relative al progetto di aggiornamento di catalogazione del 2013-2014).
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 302146589
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Fondazione Civiltà Bresciana
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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