Matrimonio mistico di santa Caterina d'Alessandria con il donatore Niccolò Bonghi

dipinto, 1523 - 1523

sacro

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Lotto Lorenzo (1480 Ca./ 1556-1557)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Accademia Carrara. Fondo Carrara
  • LOCALIZZAZIONE Accademia Carrara
  • INDIRIZZO Piazza Giacomo Carrara, Bergamo (BG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera è considerata la più rappresentativa dipinta dal grande pittore veneziano durante il suo soggiorno a Bergamo dal 1514 al 1525. Almeno a partire dal 1519 Lotto aveva preso in affitto per sua abitazione e per tenervi bottega una casa di proprietà di Niccolò Bonghi, posta tra la piazzetta della chiesa di S. Michele al Pozzo Bianco e la via Osmano, ancora visibile in vecchie fotografie. Il 22 giugno 1523, disdetto l'affitto in vista della temporanea trasferta a Trescore per gli affreschi Suardi, Lotto cedeva il quadro in oggetto a Niccolò in pagamento di un anno di affitto più conguaglio per un valore di 60 ducati. Niccolò si era fatto dipingere, forse in ginocchio, nell'angolo sinistro della tela, mettendo bene in mostra l'anello con lo stemma di famiglia a fasce rosse e oro. Sulla destra si trovava un brano di paesaggio, raffigurante il Monte Sinai, che, secondo una tradizione riportata dal Ridolfi (1648), fu tagliato e rubato dai soldati francesi al tempo della guerra di Francesco I contro la Serenissima (1528) quando il quadro era ricoverato presso la chiesa di San Michele al Pozzo Bianco per motivi di sicurezza. Il dipinto, rientrato poi in collezione Bonghi, fu acquistato da Giacomo Carrara per la sua collezione. L'opera si segnala per la dimensione quotidiana e domestica, in cui sono annullate le distanze gerarchiche tra i personaggi sacri e il committente e in cui si dà notevole imponenza alle figure intere -quasi da pala d'altare- a una scena dallo spirito fortemente domestico, in un interno di ridotte dimensioni con i tappeti appoggiati al davanzale della finestra. Berenson, che pure criticò l'"ingombrante presenza di Nicolò Bonghi", sottolineò la straordinaria semplicità e naturalezza della composizione tanto "che è difficile trovare di meglio nell'arte italiana". La composizione si svolge lungo la diagonale discendente sottolineata da una sofisticata concatenazione di gesti che pare generarsi dal volto di Niccolò: in questa composizione si possono trovare dei parallelismi nella pittura lombarda postleonardesca. L'abbondanza dei panni e il dinamismo hanno fatto apparire l'opera come protobarocca (Morassi, 1953), ma il dipinto sfugge a codificazioni e non è facile trovare simili soluzioni formali con l'allargamento del campo figurativo alla figura intera negli anni '20 del Cinquecento. Dell'opera esistono derivazioni al Museo di Graz in Austria (n. 514) e nel Collegio Arcivescovile di Sant'Alessandro in Bergamo (Canini Giovanni di Ponte Nossa, Bergamo).
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 300643467
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Accademia Carrara
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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