Dittico di Boezio. Nario Manlio Boezio
Le due valve anteriori, in avorio, raffigurano il console romano Boezio: a sinistra ritratto in piedi e immobile, a destra assiso su una cattedra mentre presiede ai giochi del circo. In entrambe le figure, la figura tiene nella mano sinistra lo scettro coronato dall'aquila ad ali spiegate, mentre nella destra stringe la mappa, ossia il drappo di lino con il quale, secondo un'usanza che si vuole introdotta da Nerone, si dava il segnale di partenza alle corse di quadrighe. Nella raffigurazione della valva di destra il console è ritratto nell'istante di dare il via alla gara, mentre in realtà non interagisce con alcuna scena narrativa, che si può quindi solo immaginare. Le valve mostrano sul verso due eleganti miniature con soggetti cristiani (La resurrezione di Lazzaro e Tre dottori della Chiesa), corredati da un'iscrizione votiva.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dittico consolare
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MATERIA E TECNICA
avorio/ intaglio/ pittura
- AMBITO CULTURALE Bottega Milanese
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Civici Musei d'Arte e Storia Brescia. Collezione Baitelli Collezione Barbisoni Collezione Fe'
- LOCALIZZAZIONE Monastero di S. Giulia
- INDIRIZZO Via dei Musei 81, Brescia (BS)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Realizzato come dittico consolare, celebrativo dell'assunzione alla carica di console, nel 487 d.C, da parte di Nario Manlio Boezio, padre del filosofo Boezio, il prezioso manufatto ha subito nel tempo una radicale trasformazione, passando dalla destinazione profana a quello ecclesiastica. Mentre le due valve anteriori presentano raffigurazioni di pura rappresentanza, dove il console appare distaccato dal mondo (come un sovrano o un santo), fisso e immobile nella sua gestualità sobria e contenuta, al verso sono riprodotte due eleganti miniature di soggetto cristiano e si legge l'iscrizione "QVOS DEO OFFERIMVS" seguita dalle liste che testimoniano come in epoca posteriore, precisamente nel VII secolo, il dittico sia stato riutilizzato in ambito ecclesiastico come memoriale di benefattori defunti o viventi della Chiesa. Il dittico di Boezio racconta una lunga storia, che alcuni studiosi hanno collegato fin dai tempi remoti all'ambiente bresciano. In particolare, l'individuazione nelle liste memoriali dei nomi di Anatalone e Filastrio, antichi vescovi di Brescia, ha consentito di avanzare l'ipotesi che la Chiesa bresciana avesse utilizzato per secoli il dittico nella liturgia. In realtà i nomi non sono oggi più leggibili, essendo stati abrasi e riscritti prima che il tempo ne cancellasse l'inchiostro, e dunque l'ipotesi rimane solo suggestiva e non verificabile. Il dittico evidenzia una scarsa tecnica artigianale, soprattutto nella raffigurazione del console che appare goffo e statico; l'autore si compiace di descrivere gli elaborati ricami della veste, ma non è in grado di conferire vivacità alla maschera facciale che risulta larga, schiacciata e inespressiva. Gli elementi di contorno (sacchetti, foglie, una patera) sono eseguiti con incertezza; anche l'iscrizione sull'architrave è inelegante e lontana dalla classica solennità. Di livello artistico più elevato sono invece le due miniature nella parte cristiana del dittico che raffigurano rispettivamente la Resurrezione di Lazzaro, sulla valva sinistra, confrontabile per scelte stilistiche con la miniatura omologa nel Codice Purpureo di Rossano Calabro, del VI secolo, e i tre Dottori della Chiesa d'Occidente, Girolamo, Agostino e Gregorio, nella parte superiore della valva di destra, che per la posizione rigidamente frontale, la fissità dello sguardo e la rigida gestualità rimandano stilisticamente al gusto bizantino. Di proprietà della famiglia bresciana Barbisoni, che l'aveva ereditato verso la metà del XVII secolo dal cavaliere Lodovico Baitelli, il dittico di Boezio è pubblicato per la prima volta nel 1717 e successivamente fatto oggetto di una vasta campagna di studi patrocinata dal cardinale Angelo Maria Querini. Dopo essere passato, per via ereditaria, in mani diverse, il dittico è donato dai nobili Fè al Comune di Brescia; depositato presso la Biblioteca Queriniana fino al 1882 è successivamente trasferito nel Museo Civico dell'Età Cristiana.
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Comunità Montana Valle Trompia
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0